Tempo di lettura: 2min

Caccia allo spread - Debito emergente troppo “cheap”

6/18/2014 | pieremilio.gadda

Per la boutique d'investimento, Sparinvest, il debito corporate dei mercati meno maturi è molto attraente rispetto al rischio di default cui si espone l'investitore


È stato un inizio d'anno turbolento per il debito emergente, reduce dal drastico sell-off innescato a maggio 2013 dal cambio di rotta della Fed sul piano dello stimolo monetario. La volatilità ha favorito un allargamento degli spread, che secondo Toke Hjortshøj, senior Portfolio Manager della boutique Sparinvest, non esprime correttamente il rischio di credito, a livello di singole aziende. “Da questa angolatura, le emissioni corporate appaiono troppo a buon mercato rispetto al tasso di fallimenti atteso”, spiega Hjortshøj.

 

Questo è destinato a rimanere basso, a detta del gestore, per almeno due ragioni: da un lato, infatti, i mercati emergenti dovrebbero beneficiare di un consolidamento della ripresa nei Paesi sviluppati. Dall'altro, il numero di titoli corporate a breve termine che andranno a scadenza nei prossimi due anni è ai minimi storici rispetto al volume delle emissioni totali. Generalmente, un'azienda fa default nel momento in cui deve rifinanziare il debito. Se poche imprese hanno questa necessità, anche i fallimenti rimarranno probabilmente bassi. “Restiamo molto positivi sulle prospettive di lungo termine del debito societario nei Paesi emergenti e siamo convinti che continui ad offrire agli investitori opportunità interessanti in termini di diversificazione”, conclude Hjortshøj. A confronto con le emissioni dei Paesi sviluppati, infatti, il money manager giudica molto attraenti, in termini valutativi, sia i bond investment grade che le high yield dei mercati meno maturi. Si consideri, ad esempio, il segmento delle emissioni speculative. “Le società dei Paesi emergenti vantano una liquidità pari al 31% del debito totale, quasi il doppio rispetto alle omologhe americane (18%)”.

 

Tre sono, in particolare, le aree più interessanti in questa fase, secondo gli analisti di Sparinvest. “In Cina, le nostre posizioni sono concentrate sui temi emersi in occasione dell'ultimo piano quinquennale: il nostro portafoglio, ad esempio, comprende società che potrebbero beneficiare dei progetti di riduzione dell'inquinamento e del ribilanciamento dell'economia a favore dei consumi interni”. Il secondo tema è legato all'export: è vero che, a fronte di un deprezzamento della valuta locale, se una società ha molto debito denominato in valuta estera rischia di veder peggiorare improvvisamente lo stato delle proprie passività. Ma se si tratta di un esportatore, il flusso di ricavi denominati in dollari, in molti casi, più che compensa i maggiori oneri sul debito. “Noi guardiamo a società che attuano politiche di copertura contro il rischio cambio o vantano un'ampia fetta di ricavi provenienti dall'estero”, conclude il money manager. Infine Hjortshøj segnala il Messico: “Siamo molto bullish su questo Paese per ragioni quali l'indebolimento del peso, l'effetto contagio positivo della crescita americana e la volontà politica di attuare importanti riforme economiche, come quella realizzata lo scorso anno nel settore energetico”.

Condividi

Seguici sui social

Advisor è la prima piattaforma interamente dedicata alla consulenza patrimoniale e al risparmio gestito con oltre 38.000 professionisti già iscritti


Accedi a funzionalità esclusive e migliora la tua esperienza di navigazione


  • Leggi articoli esclusivi
  • Salva le tue news preferite
  • Partecipa ad eventi esclusivi
  • Sfoglia i magazine in anteprima

Iscriviti oggi!

Hai già un profilo? Accedi qui

Cerchi qualcosa in particolare?