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Banche, SGR e reti alla sfida del private banking

10/10/2014 | Massimo Morici

I principali operatori del settore si sono riuniti a Milano in occasione del decimo anniversario dell'AIPB: vincerà chi saprà focalizzarsi sui costi e su un'offerta diversificata e di elevato standing. Non perdere la newsletter di sabato con le interviste in esclusiva ai protagonisti del Forum AIPB 2014


Non esiste il private banking discount. Private banking è qualità dei servizi, tempo e innovazione, anche perché il cliente private cerca l’eccellenza. Parole che suggellano il 10° Forum di AIPB, l’associazione italiana private banking che ieri ha celebrato il suo decimo anniversario alla presenza dei quattro presidenti che si sono succeduti dal 2004 ad oggi: il presidente in carica Maurizio Zancanaro (Banca Aletti) e i predecessori Diego Cavrioli (UBI Banca), Paolo Molesini (Intesa Sanpaolo PB) e Dario Prunotto (UniCredit).
 
All’incontro, che si è tenuto al Magna Pars di Milano (e, per la prima volta, con la possibilità di essere seguito in streaming dalla propria postazione di lavoro), hanno partecipato tutti i principali protagonisti del settore in Italia. Ad aprire i lavori è stato Bruno Zanaboni, segreteraio generale dell’Aipb, seguito dall’intervento video di Andrea Viganò, country head di BlackRock in Italia, che ha tracciato una fotografia a livello globale del private banking, ricordando che il 2013 è stato un anno florido per il settore, anche per l’Italia, e che la focalizzazione del business nei prossimi anni verterà sui costi e su strategie di investimento flessibili.
 
“La crisi ha fatto bene al private banking, perché ha fatto emergere i veri bisogni dei clienti”, ha aggiunto Fabio Innocenzi, responsabile per l’Italia di UBS. Parlando dell’evoluzione dell’industria, Giordano Lombardo, presidente di Assogestioni e numero uno di Pioneer Investments, ha sottolineato invece che “la relazione con il cliente private diventa sempre più simile a quella con la clientela istituzionale” anche perché sta “diventando sempre più impegnativo per l’asset management collaborare con il private banking: bisogna capire il processo decisionale e il private banker non è e non deve essere un pusher di prodotti”. 
 
“Siamo consapevoli che bisogna elevare il servizio al cliente, soprattutto tramite lo sviluppo di servizi di pianificazione successoria e familiare” ha detto Prunotto, mentre Enzo Furfaro, responsabile di Skandia per l’Italia, ha aggiunto che “il cliente non perdona l’errore operativo" ed  "è fondamentale la customer satisfaction, ma anche la capacità di saper andare fuori dagli schemi e non battere sempre le stesse strade poiché potrebbe portare a una disaffezione dei clienti”.
 
Un settore, il private banking, non estraneo all’innovazione tecnologica: cloud, broadband, socialmedia ridisegneranno i modelli di interazione con i propri clienti. Anzi la concorrenza sui talenti con il mondo della promozione finanziaria, sono concordi i relatori, si giocherà sul campo dell’innovazione e della digitalizzazione. Del resto, ha ricordato infine Pier Mario Motta, a.d. di Banca Generali, realtà che annovera sia pf sia private banker, "il nostro principale concorrente è il retail banking e solo una grande gamma di offerte può fare la differenza".

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