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11/19/2014 | pieremilio.gadda
C'è ancora spazio per un rafforzamento del dollaro americano. Secondo Shahab Jalinoos, head of global foreign-exchange strategy di Credit Suisse, alcuni fattori giustificano un atteggiamento bullish verso il biglietto verde anche nel 2015. Da un lato, differenziali di crescita e tassi d'interesse sono comunemente accettati come un driver importante nei movimenti tra le valute. Soprattutto se l'inflazione è bassa ovunque e non suggerisce una variazione nei tassi di cambio effettivi reali. “La nostra view si basa sulla sovraperformance del ciclo economico americano e sui flussi strutturali in uscita dal Giappone, come quelli legati al Government Pension Investment Fund, nonché sull'ipotesi di un'ulteriore allentamento monetario da parte della Banca centrale europea”, ricorda l'analista.
Gli economisti di Credit Suisse continuano a credere che la Federal Reserve aumenterà i tassi di 100 punti base nel 2015, a partire dalla riunione di giugno del Comitato monetario. “Nonostante i rendimenti americani siano leggermente risaliti dai recenti minimi, ci aspettiamo una Fed meno accomodante di quanto il mercato stia prezzando”. Nel frattempo, nella maggior parte delle regioni, si può prevedere che le banche centrali premano ulteriormente l'acceleratore sulle misure ultra-espansive. “In particolare”, suggerisce Jalinoos, “c'è la possibilità che la Bce si veda costretta ad estendere il programma di acquisti al debito sovrano, nel 2015, con l'obiettivo di espandere il proprio bilancio più rapidamente ed efficacemente”. Non solo. Il mercato discute sulla possibilità che altri Paesi europei, seguendo Svizzera e Repubblica ceca, possano fissa un tetto al movimento delle rispettive valute contro l'euro. La Svezia è uno dei possibili candidati.
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