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Voluntary disclosure, fiduciarie in prima fila

2/18/2015 | pieremilio.gadda

Prima l’accordo bilaterale con la Svizzera, poi quello con Monte Carlo. In mezzo i provvedimenti e le circolari dell'Agenzia delle Entrate e del Mef. In questo scenario scendono in campo le fiduciarie che dovranno vedersela con...


Prima l’accordo bilaterale con la Svizzera, poi quello con Monte Carlo. In mezzo i provvedimenti e le circolari dell'Agenzia delle Entrate e del Mef. È questo lo scenario della voluntary disclosure che presenta ancora numerose incognita. Alcune di queste sono legate alla contestata Circolare Ministeriale del 12 gennaio che avrebbe dovuto definire i termini di applicazione degli adempimenti in tema di anti-riciclaggio, con specifico riferimento alle segnalazioni per operazioni sospette nell’ambito della voluntary disclosure e secondo operatori e professionisti, invece, non fa sufficiente chiarezza.

 

Ma la procedura di auto-denuncia per sanare i capitali detenuti irregolarmente all’estero è quasi pronta. E c’è grande fermento tra i contribuenti che intendono fare la pace con il Fisco. Tra calcoli (assai complicati) sul costo della regolarizzazione e dubbi su quale sia la scelta migliore, a partire dall’alternativa tra rimpatrio fisico e giuridico. “Le possibilità a disposizione del cliente sono tre”, ricorda Giorgio Gentili, a.d. di Seven Fiduciaria: “Il trasferimento fisico in Italia o in altro Paese dell’Unione Europea. Il rimpatrio giuridico, tramite fiduciaria oppure il mantenimento delle somme all’estero, che impone la compilazione del quadro RW nella dichiarazione dei redditi”. Il primo passo è la valutazione dei costi, da cui dipenderà la decisione di aderire o meno.

 

“Non sempre i professionisti, veri protagonisti nella voluntary a differenza degli scudi passati, hanno le competenze necessarie per fare i calcoli. Le società fiduciarie, invece, sono attrezzate e possono fornire il proprio supporto anche nella fase di valutazione preliminare”, ricorda Andrea Caraceni, a.d. di Cfo SIM, a pochi giorni di distanza dall’acquisizione del 100% di UBI Gestioni Fiduciarie. Il ruolo di questi soggetti, tuttavia, sarà determinante soprattutto per i contribuenti che decideranno di regolarizzare le proprie posizioni mantenendole all’estero. L’intervento della società fiduciaria, infatti, consente di semplificare la gestione degli adempimenti fiscali previsti dalla legge italiana ed esonera il cliente dall’obbligo di compilazione del quadro RW, limitando il rischio di eventuali errori.

 

“Tra i soggetti che operano come sostituto d’imposta, le fiduciarie offrono il massimo livello di riservatezza”, ricorda Caraceni. È vero che, a differenza degli scudi fiscali, la voluntary disclosure non prevede l’anonimato. Ma fermi restando gli obblighi di segnalazione delle operazioni sospette, la copertura fiduciaria garantisce una maggiore tutela in tema di riservatezza nei confronti di soggetti terzi. “Le fiduciarie di gestione (o dinamiche, ndr) offrono il massimo da questo punto di vista perché, nell’ambito di un unico mandato, si occupano del calcolo delle imposte, dei versamenti al Fisco e della gestione finanziaria del patrimonio del cliente”, ricorda l’a.d. di Cfo SIM. Le fiduciarie dinamiche, tuttavia, si trovano a operare in concorrenza con gli intermediari esteri.

 

“Molti contribuenti opteranno per questa strada perché non hanno motivo di interrompere il rapporto di fiducia con l’intermediario estero”, osserva Gentili. Ci sono ragioni di diversificazione del rischio Paese che pesano sulla scelta tra rimpatrio fisico e giuridico. “La fiduciaria statica fa da sostituto d’imposta, la gestione finanziaria resta in capo alla banca estera. È quindi l’interlocutore privilegiato per gli intermediari che operano oltreconfine”, sottolinea Fabrizio Vedana, vicedirettore di Unione Fiduciaria. Restano gli interrogativi su quali saranno le percentuali di adesione. È vero che per le situazioni più complesse il costo della regolarizzazione sarà elevatissimo, superiore al 40-50% e molti dei contribuenti che ricadono in queste fattispecie faranno un passo indietro.

 

“Ma non devono illudersi: è l’ultima occasione per fare la pace con il Fisco. Nell’ipotesi di un eventuale accertamento da parte dell’Agenzia oltre la finestra del 30 settembre 2015, il costo potrebbe arrivare al 250/300%”, ricorda Gentili. I contribuenti che detengono irregolarmente i propri capitali all’estero sono circa 100.000, per un patrimonio stimato tra i 100 e i 200 miliardi di euro da Bankitalia. “Secondo stime prudenziali, potrebbe aderire il 20/30%”, ipotizza Vedana. “Da metà marzo potremo fare valutazioni più attendibili”.

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