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Credit Suisse: “Potenziale crisi di liquidità su bond corporate”

6/3/2015 | pieremilio.gadda

Cautela sui titoli di credito, verso un aumento della sensibilità ai rendimenti dei Treasury Usa


Dopo la crisi del 2008, sono arrivati periodici avvertimenti sulla liquidità in calo per i principali mercati obbligazionari. L'allarme è stato attutito dal trend eccezionalmente positivo registrato dal reddito fisso nel corso degli ultimi due anni. Ma ora l'impatto della ridotta capacità di market making da parte della grandi banche d'investimento, per via dei requisiti di capitale più rigidi e delle restrizioni sull'assunzione di rischi proprietari, inizia a farsi sentire: si veda il recente sell-off sui bund tedeschi.

 

“Le obbligazioni investment grade e high yield non hanno mostrato gli stessi sintomi, forse perché i bassi tassi di default giocano a favore di una loro detenzione fino alla scadenza. Tuttavia - avvertono Michael Strobaek e Giles Keating, rispettivamente Global Cio e Head of Research di Credit Suisse - “l’associazione di settore Icma ha parlato di una “potenziale crisi di liquidità” sul mercato secondario delle obbligazioni corporate: potrebbero essere problemi in futuro, forse non appena la Fed comincerà a inasprire la propria politica, ma in particolare tra 2 o 3 anni se i tassi di default crescessero a fronte di una serie di rimborsi”. Secondo Strobaek e Keating neppure i mercati azionari sono al riparo da possibili problemi: i volumi non sono elevati e la ridotta capacità di market making, spiegano, potrebbe avere un impatto in momenti di tensione. Senza dimenticare l'incognita sulla liquidità degli Etf, specialmente nel comparto obbligazionario.

 

Come proteggersi da possibili strappi nel reddito fisso e sui listini? Seguendo quattro regole. La prima: avere una struttura di portafoglio chiara e soggetta a regolari riesami, che rifletta i fondamentali, una volta venuta meno la volatilità connessa alle tensioni di breve termine. “In secondo luogo, qualsiasi strategia di negoziazione dovrebbe determinare movimenti dei pezzi ben superiori rispetto agli andamenti storici. Inoltre – terzo suggerimento – bisogna essere pronti a cogliere opportunità tattiche nel momento in cui l'illiquidità dovesse determinare una decisa flessione dei prezzi degli asset al di sotto del rispettivo fair value”. Infine, spiegano Strobaek e Keating, occorre valutare l'illiquidità “nota” di asset come il private equity alla luce della “illiquidità sconosciuta” degli asset tradizionali.

 

Nel frattempo, vale la pena mantenere un atteggiamento più prudente sui titoli di credito. Gli analisti della banca svizzera prevedono un incremento della sensibilità sia delle obbligazioni high yield che di quelle investment grade verso i rendimenti dei Treasury Usa di riferimento. Il cuscinetto degli spread creditizi per assorbire l’effetto negativo correlato al rialzo dei rendimenti dei titoli di Stato statunitensi è ridotto per le obbligazioni investment grade: saranno le prossime a registrare un’underperformance, spiegano. “La relativa illiquidità delle obbligazioni high yield è fonte di preoccupazione - ribadisce Nannette Hechler-Fayd'herbe, head of Investment Strategy di Credit Suisse -. E visto che alcuni dei driver per il rally dei titoli energetici high yield negli USA stanno perdendo slancio nel 1T, portiamo a neutrale il nostro giudizio sulla classe d’investimento. Le migliori prospettive sono quelle delle obbligazioni indicizzate all’inflazione in un quadro caratterizzato da una normalizzazione dell’inflazione”.

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