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I clienti “private”? Come tutti gli altri...meno mattone, più fondi

6/10/2015 | pieremilio.gadda

Nelle scelte di asset allocation, le famiglie con grandi patrimoni mostrano comportamenti simili a quelle con disponibilità inferiori


Le famiglie private hanno patrimoni più grandi e spesso necessitano di una consulenza più sofisticata. Ma in alcune scelte, somigliano ai nuclei con disponibilità inferiori. Secondo l’ultima Relazione annuale di Banca d’Italia, nel 2014 si è verificata una diminuzione della propensione al risparmio da parte delle famiglie italiane, a cui sono accompagnati una riduzione degli investimenti in attività reali e l'aumento di quelli in strumenti finanziari. La ricchezza immobiliare ha continuato a diminuire, risentendo inevitabilmente del calo dei prezzi delle abitazioni. Un fenomeno analogo si riscontra anche tra i private: un’indagine campionaria sulla clientela realizzata dall'Aipb dimostra infatti che dal 2011 ad oggi si è registrato un progressivo aumento della quota dedicata alla ricchezza finanziaria (44%), a scapito di quella reale (18%) e, soprattutto, di quella immobiliare (38% nel 2014 contro il 44% del 2012).

 

Anche l'analisi sull'evoluzione dei portafogli mostra comportamenti simili. Per le famiglie italiane, dice Bankitalia, nel 2014 gli acquisti netti di attività finanziarie sono aumentati. È proseguita inoltre la ricomposizione dei portafogli: tassi d'interesse via via sempre più bassi hanno alimentato la ricerca di rendimenti più elevati e una parte rilevante investita precedentemente in obbligazioni bancarie e titoli di Stato è stata sostituita con strumenti del risparmio gestito (quote di fondi comuni, soprattutto italiani, e prodotti assicurativi). Sono rallentati, nel contempo, gli acquisti di azioni. Non si è osservata, al contrario, una riduzione della quota di ricchezza detenuta in attività liquide (circolante e depositi). Secondo l'indagine dell'Aipb, l'approccio della clientela Private mostra parecchie analogie con quanto appena descritto: negli ultimi anni, i grandi patrimoni hanno premuto l’acceleratore sul risparmio gestito, favorendo un vero e proprio boom di raccolta per i fondi comuni e le gestioni patrimoniali, che oggi valgono insieme il 37% dei portafogli private (vedi tabella). L'aumento di queste componenti della raccolta gestita è avvenuto a scapito di azioni, titoli di Stato, obbligazioni bancarie proprie e altre obbligazioni, il cui peso è sceso di circa 4 punti percentuali ciascuno, negli ultimi quattro anni. La quota di ricchezza destinata alla liquidità, osserva l'associazione di categoria, è rimasta sostanzialmente costante, a fronte di una maggiore diffusione dei prodotti assicurativi, favoriti da vantaggi fiscali e altre caratteristiche tecniche.

 

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