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Bremmer (Eurasia Group): "Geopolitica, ecco i i rischi <br>di un mondo senza leader"

1/26/2016 | PierEmilio Gadda

L'esperto di politica internazionale vede un mondo senza leader dove l'Europa, alle prese con una profonda crisi d'identità, è lasciata sola


Ci sono sei stati falliti: Afghanistan, Iraq, Libia, Mali, Siria e Yemen. Milioni di rifugiati che premono sui confini dell’Europa. Un’organizzazione terroristica, l’Isis, che sta diventando la più potente e pericolosa della storia. “La cattiva notizia è che il quadro peggiorerà nel corso del 2016. Il peso del rischio geopolitico è destinato ad aumentare. Anche sui mercati”.

 

Secondo Ian Bremmer, presidente e fondatore di Eurasia Group, think tank di politica internazionale, ospite dell'incontro annuale riservato ai clienti del gruppo Kairos, sarà l’Europa a pagare il conto più salato di questa crisi. Non solo per ragioni di prossimità geografica. In un mondo G-zero, senza leadership e quindi più vulnerabile, il Vecchio Continente è lasciato solo: “Gli Stati Uniti hanno dismesso i panni del poliziotto del mondo. Hanno fatto capire che la questione dei rifugiati non è un loro problema. E lo stesso vale per Cina e Giappone”, osserva Bremmer. Come se non bastasse, sul destino dell'Europa pesano due spade di Damocle: non solo la possibile uscita della Grecia dall'Eurozona (ipotesi "sempre più probabile"), ma anche Brexit. "Non credo che al referendum per l'uscita di Londra dall'Ue prevarranno i sì. Ma resta uno scenario possibile: le attribuirei una probabilità non trascurabile, tra il 20 e il 30%".

 

L’Asia è lontana. Appare, in un una certa misura, più protetta e questo le permette di focalizzarsi su ben altre questioni, sviluppando una strategia di ampio respiro. “Sia Modi in India che Abe in Giappone godono di grande popolarità. Dispongono di un notevole capitale politico che possono investire su un orizzonte di lungo termine. E non sembrano intenzionati a giocare la carta del nazionalismo: non è un caso se Cina e Giappone stanno consolidando le relazioni. Negli ultimi 24 mesi Tokyo ha tessuto una fitta rete di rapporti diplomatici migliorando i propri rapporti con India, Sud Corea e Russia.

 

Pechino intanto continua a rallentare. "Ma il tasso di crescita, sebbene inferiore a quello dichiarato, è ancora sostenibile e resterà tale per un po'. Il mercato ha reagito in modo eccessivo" chiosa Bremmer. Convinto che il pianeta si trovi all'inizio di una lunga fase di ridefinizione dei rapporti di forza, in cui la geopolitica metterà in atto un processo strutturale di distruzione creativa. "Ci sarà un nuovo ordine mondiale. Non sappiamo ancora quale.

 

Intanto dobbiamo fare i conti con lo scenario G-zero". In questo quadro, la quarta rivoluzione industriale, tema centrale del World Economic Forum di Davos, gioca un ruolo da protagonista: la tecnologia sta trasformando ogni settore dell'economia, sostituendo parte della forza lavoro umana con robot e software. Il rischio più accentuato, su questo fronte, riguarda i mercati emergenti: "Oggi - ricorda il presidente di Eurasia Group - siamo portati a "smontare" l'acronimo Bric (Brasile Russia India Cina ndr) perché le traiettorie divergenti percorse dalle quattro maggiori economie in via di sviluppo hanno reso questi Paesi troppo diversi. Ma tra 10 anni, se la quarta rivoluzione industriale sarà portata a compimento, i mercati emergenti potrebbero essere nuovamente raggruppati: a causa della trasformazione tecnologica, che penalizzerà soprattutto i lavori meno professionalizzanti, potremmo assistere alla scomparsa della classe media in questi Paesi: se dovesse succedere avremo un serio problema politico".

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