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Fisco, il caso dell'immobile donato e venduto (subito)

5/11/2016 | Stefano Massarotto – Facchini Rossi Soci

Due recenti pareri della Corte di Cassazione lasciano la questione aperta


La donazione a un familiare di un immobile al medesimo valore della successiva e ravvicinata vendita a un soggetto terzo potrebbe essere un’operazione fiscalmente censurabile. Secondo una consolidata interpretazione della Corte di Cassazione, infatti, l’operazione di donazione può presentare profili di criticità soprattutto laddove emergano indizi in base ai quali essa non risponde a spirito di liberalità, ma è un’operazione semplicemente preordinata alla successiva vendita del bene donato: mediante la donazione, infatti, il costo fiscale del bene donato viene allineato al valore della sua successiva vendita, riducendo (o addirittura azzerando) la plusvalenza.

 

Alcuni indizi possono essere, ad esempio, la donazione tra famigliari, la contrattazione tra donante e terzo acquirente e la ravvicinata effettuazione di donazione e vendita. In tale filone giurisprudenziale si inseriscono anche due recenti pronunce di segno opposto: nel primo caso (Sent. n. 20250/2015) la Corte ha censurato il contribuente ravvisando l’utilizzo strumentale della donazione effettuata contestualmente alla vendita.

 

Nel secondo caso invece (Sent. n. 21952/2015), la Corte ha censurato l’Agenzia in quanto, sebbene la vendita fosse avvenuta circa due mesi dopo la donazione al medesimo valore, gli elementi raccolti nel corso del processo non potevano escludere la reale presenza della volontà liberale del genitore nel voler arricchire i figli.

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