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La mia Cordusio sarà un Wealth Hub

5/16/2016 | PierEmilio Gadda

Intervista a Paolo Langè, amministratore delegato di Cordusio Sim


69 anni, 44 dei quali maturati in boutique di consulenza e banche d’affari, come manager ma non solo. “Mi sono sempre sentito soprattutto imprenditore”, dice Paolo Langè, l’uomo scelto da Unicredit per guidare Cordusio, la creatura nata nell’estate del 2012 come family office e chiamata a diventare ora hub dedicato ai servizi di wealth management per i clienti UHNWI, con un patrimonio finanziario superiore ai 5 milioni di euro. È questa la forma mentis – condivisacon un gruppo di otto banker, cooptati dallo stesso Langé tra il 2006 e il 2014 e oggi al suo fianco nella nuova avventura - con la quale l’amministratore delegato vuole plasmare la “sua” boutique. Non a caso, insieme ad altri ex-Banca Leonardo, è entrato nel capitale della società con una partecipazione del 4%. La scelta del gruppo dirigente di Cordusio, che sta lavorando a un completo rebranding, è in un certo senso anomala per un grande gruppo bancario: accanto a Langé, ci sono due manager che non provengono dal mondo private. Il direttore generale, Frederik Geertman, già responsabile della Regione Centro di UniCredit e il vice dg Fabio Lanza, ex responsabile risorse umane della divisione Corporate & Investment Banking.

 

"L'idea iniziale era quella di creare una divisione di wealth management all'interno della banca. Io ho proposto di dare vita a una legal entity differente, completamente autonoma, con una sua piattaforma di prodotti e massima flessibilità dal punto di vista operativo. Il progetto è stato approvato dal Cda di UniCredit. A quel punto, abbiamo scelto di utilizzare un veicolo societario già disponibile, Cordusio Sim, potenziandolo con le richieste di autorizzazione per il servizio di gestione patrimoniale e collocamento".

 

D. Quando sarà operativa la nuova Cordusio?

R. Non appena avremo completato i passaggi con i regolatori, stimiamo nel terzo trimestre. Nel frattempo è stata creata pro tempore una divisione di wealth management all'interno di Unicredit, con 100 banker che, una volta completati i passaggi societari, confluiranno in Cordusio.

 

D. Di quante risorse avete bisogno per sviluppare il progetto?

R. L'obiettivo è di reclutare dall'esterno 30 banker nel prossimo triennio, affiancati da altre 8 figure junior. A regime avremo circa 140 banker distribuiti nelle nostre 21 filiali e un totale di 270/280 persone.

 

D. Qual è la dotazione iniziale in termini di masse?

R. Oggi gestiamo 30 miliardi di euro, 24 di soggetti privati e altri 6 di investitori istituzionali. Il nostro obiettivo è aumentare la raccolta netta dell'8% su base annua.

 

D. Quale ruolo avrà la consulenza a pagamento nel vostro modello di business?

R. Sarà una delle leve più importanti. Oggi rappresenta una componente modesta ma l'obiettivo è portare almeno un terzo della raccolta amministrata - che vale il 40% del totale - in regime di consulenza a parcella.

 

D. Su che piano Cordusio può fare la differenza?

R. Uno dei nostri punti di forza è la Direzione Investimenti: da Unicredit abbiamo incorporato il team di 60 esperti, guidato da Manuela D'Onofrio, che curerà la gestione dei portafogli e la selezione dei fondi. Accanto a loro possiamo contare su una squadra di 20 Global Advisor che possono affiancare i banker nella consulenza finanziaria ai clienti, facendo anche da tramite con il team di gestione. Non dimentichiamo altri asset strategici come Cordusio Fiduciaria, il Trust inglese UniCredit Uk Trust Services e la divisione lussemburghese.

 

D. Come è strutturata l'attività di consulenza in materia legale e fiscale e per tutto ciò che esula dalla gestione del patrimonio finanziario del cliente?

R. Abbiamo una squadra di 10 professionisti, a disposizione del Gruppo, per sviluppare le tematiche di asset protection, pianificazione successoria, real estate e investimenti in beni d’arte.

(*) Estratto dell'intervista pubblicata su AdvisorPrivate N2 di marzo-giugno 2016

 

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