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Cina, pressioni sulle azioni A, dopo la "bocciatura"

6/17/2016 | PierEmilio Gadda

Secondo gli analisti di Ubs, la decisione di Msci di rimandare l'inclusione del segmento A-share nell'Msci emerging markets potrebbe avere un impatto negativo. Ma in futuro..


Ci vorrà più tempo per l'ingresso delle azioni di classe A nel paniere degli emerging markets. A sopresa - alla vigilia, Goldman Sachs attribuiva una probabilità di successo del 70% - Msci Inc. ha infatti annunciato la decisione di rimandare l'inclusione di questo segmento nel suo benchmark specializzato sui Paesi meno sviluppati.

 

Le A-share sono titoli di società della Cina continentale quotate a Shanghai o Shenzen e denominate in renminbi, oggi accessibili solo agli investitori cinesi o agli istituzionali ai quali è stato riconosciuto lo status di Investitore estero qualificato, disciplinato da un sistema di quote. Vale la pena ricordare che la Cina è già rappresentata nell'indice Msci emerging markets (vale il 26% del paniere) grazie alla presenza di 155 titoli del mercato offshore: azioni H, B e Red Chips, denominate in dollari di Hong Kong o biglietto verde. Il segmento A è quello più vasto: vale 7 mila miliardi di dollari in termini di capitalizzazione, comprende circa 3.000 aziende, tra cui molte piccole e medie imprese e consente agli investitori di ottenere un'esposizione più efficace alle dinamiche dell'economia domestica cinese. L'ipotesi su cui scommetteva la maggior parte degli operatori era una parziale inclusione di 421 titoli, pari al 5% delle azioni A, equivalente all'1,1% dell'indice Msci emerging markets.

 

Quali saranno le conseguenze della bocciatura da parte di Msci Inc, società leader nella fornitura di indici e strumenti di analisi per gli investitori? "Molti investitori nelle scorse settimane, si sono posizionati in vista di una possibile inclusione da parte di Msci, attraverso lo Stock Connect (il programma ponte che consente agli investitori esteri di acquistare azioni quotate a Shanghai attraverso broker basati a Hong Kong ndr) per un ammontare di 2,7 miliardi di dollari; attraverso Etf offshore specializzati sulle azioni A, con flussi in acquisto pari 0,8 miliardi di dollari e mediante futures sull'indice A-shares, per 4,1 miliardi di dollari", calcolano Ting Gao e Wenjie Lu, strategist di Ubs -. La reazione di breve termine sarà negativa, potrebbe alimentare nuove pressioni sulle performance delle azioni di classe A". Nel medio, lungo termine, tuttavia, gli esperti restano convinti che la Cina giocherà un ruolo sempre più rilevante sui mercati internazionali. "Nei prossimi due o tre anni - osservano Gao e Lu - gli investitori globali aumenteranno l'esposizione alle azioni cinesi".

 

Intanto, però, la parziale inclusione delle A shares è rinviata di un anno. Msci non esclude un annuncio fuori calendario, prima del prossimo giugno, qualora fossero riscontrati dei progressi significativi nell'apertura del mercato dei capitali cinesi agli investitori globali. In prospettive, molti analisti ritengono che nel corso dei prossimi 5/10 anni si verificherà una totale inclusione delle azioni di classe A nell'Msci emerging markets, portando il peso complessivo della Cina all'interno dell'indice dall'attuale 26 al 40%. Il ribilanciamento delle posizioni da parte dei fondi passivi che replicano il benchamark potrebbe valere, secondo le stime, qualcosa come 500 miliardi di dollari: il 10% circa della capitalizzazione di Borsa del mercato cinese.

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