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Ubs e il paradosso dei tassi negativi

9/26/2016 | Redazione Advisor

Nell'asset allocation strategica globale, il Cio mantiene una posizione neutrale sull'azionario dell'Eurozona e sulle principali valute, in attesa di una maggiore visibilità sui prossimi passi delle banche centrali


I tassi di interesse sono ai livelli più bassi di sempre e sono addirittura entrati in territorio negativo per diverse importanti economie come Giappone, Eurozona, Svizzera, Svezia e Danimarca. “Combattere la debolezza della ripresa economica nelle economie avanzate e lo spettro della deflazione sono le priorità e i governi che non vogliono o non possono moderare la disciplina fiscale per rilanciare gli investimenti, di fatto, buttano la palla nel campo delle banche centrali, che utilizzano le armi a loro disposizione: ridurre i tassi d’interesse e acquistare titoli sul mercato”, dichiara Matteo Ramenghi, chief investment officer Ubs Wealth Management Italy, che parla del “paradosso dei tassi negativi” e delle valute.

Se però l’impatto degli acquisti di titoli sul mercato in uno scenario recessivo o di debole ripresa economica è senza dubbio positivo, l'impatto dei tassi negativi, invece, è più controverso. “I tassi negativi sono portatori di ripercussioni complesse sui flussi di capitale e sul circuito del credito”, illustra Ramenghi, che spiega che per queste ragioni, le aree economiche che hanno introdotto tassi negativi, nonostante dati economici spesso deludenti, hanno sofferto un apprezzamento delle proprie valute che ha innescato un circolo vizioso perché una valuta più forte pesa sull’export, acuendo i problemi di una economia in sofferenza.

Come mai? Secondo Ramenghi, tre sono le ragioni principali: primo, l'utilizzo speculativo delle valute (i cosiddetti carry trades); secondo, la percezione di minore ricchezza e terzo, l'impatto sul circuito del credito.
 

“L’alta probabilità che i tassi restino bassi, o negativi, a lungo termine in un’area economica porta gli investitori a finanziarsi in quella valuta”, dichiara l'esperto, che poi passa ad analizzare il secondo fattore.

“L'erosione dei rendimenti implica che per garantire una rendita nel futuro (pensiamo al caso di un fondo pensione) siano richiesti risparmi superiori rispetto al passato. La conseguenza – prosegue Ramenghi - è che i tassi negativi potrebbero far aumentare la propensione al risparmio, che di per sé contribuisce a un apprezzamento della valuta”.

Infine, analizzando l'impatto sul circuito del credito, il Cio di Ubs WM Italy spiega che il problema è che i tassi negativi erodono la redditività dell’attività bancaria, soprattutto quella retail legata a depositi e prestiti.

Di conseguenza, l'istituto ha un posizionamento neutrale sulle banche europee (nonostante valutazioni schiacciate) e sulle principali valute in attesa di una maggiore visibilità sui prossimi passi delle banche centrali.

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