Questione di età. Nel mondo private, relazionarsi con tutti i clienti allo stesso modo non è la chiave corretta per tenerli stretti al brand e mantenerli soddisfatti. L’età di un cliente private è, infatti, uno dei criteri più utili per capire i suoi possibili bisogni e le sue aspettative nei confronti del servizio. In questo contesto, i giovani clienti private rappresentano un target molto particolare, trattandosi di una generazione che è cresciuta con la tecnologia. È quindi proprio su questo aspetto che bisogna lavorare per accontentare anche questa fetta di clientela.

“Non è un caso che, chiedendo ai clienti private se utilizzino dei supporti tecnologici per la finanza, siano i più giovani a dichiarare di affidarvisi maggiormente: computer e smartphone sono i dispositivi più utilizzati, con valori che superano il 90%, subito seguiti dal tablet (72%), social network (47%) e strumenti di web conference (30%)”, spiega Aipb, che poi aggiunge che “prevedibilmente, più di un quarto dei giovani clienti è disposto ad adoperare un robo-advisor, a differenza della loro controparte più agée, dove l’interesse è decisamente più basso”.

A tal proposito, in uno studio condotto da Pershing, “How to succeed with younger, Hnw clients who question everything”, si legge che i clienti private delle nuove generazioni vorrebbero “più touchpoint su cui fare esperienza, ma di durate più brevi, preferendo comunicare tramite email o messaggi” e che “spesso le video chat sono preferite a incontri de visu”.

Sembra di capire, dunque, che quello che vogliono gli investitori più giovani sia in definitiva l’informazione on demand. In una compagine così definita sarebbe poco lungimirante rimanere arroccati alla tradizione chiudendo il passo alle novità. Il modo migliore per continuare a essere attrattivi, sia come brand sia come professionisti, è essere permeabili alle innovazioni, un modo ulteriore di arricchire, tra l’altro, anche la gamma d’offerta.