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Ramenghi: "Dalla rivoluzione tecnologica emergono nuove opportunità di investimento"

1/31/2018 | Redazione Private

Le conclusioni al Forum UBS del cio di UBS WM in Italia: il cambiamento in corso è inarrestabile ma un investitore ha molteplici leve per posizionarsi


L'edizione 2018 del Forum di UBS è stato dedicato al tema "Oltre i paradossi dell'economia". Si è concentrato sul fatto che la rivoluzione tecnologica in corso è inarrestabile e, per certi versi, senza pietà. Ma per gli esperti di UBS un investitore ha comunque molteplici leve per posizionarsi: diversificare per evitare eccessiva esposizione a settori messi sotto pressione dalle nuove tecnologie e sfruttare le opportunità in aree come la digitalizzazione e la gestione dei dati. Ne hanno discusso Fabio Innocenzi, consigliere delegato UBS Europe SE, Succursale Italia, Alberto Sangiovanni Vincentelli, buttner chair Dipartimento di Electrical Engineering e Computer Sciences University of California, Berkeley, Paul Donovan, global chief economist UBS Wealth Management, e Matteo Ramenghi (in foto), chief investment officer di UBS Wealth Management in Italia.

In particolare Ramenghi, ha tracciato le conclusioni del Forum arricchendole con la condivisione col numeroso pubblico della Strategia d'investimento per la prima parte del 2018. Il cio di UBS Wealth Management in Italia ha sottolineato che la trasformazione tecnologica in corso è inarrestabile e il rischio più grande per un paese è rimanere indietro sul fronte degli investimenti e delle competenze. "Trincerarsi dietro il populismo è un pericolo serio che potrebbe portare un paese a divenire marginale da un punto di vista economico e strategico. Per gli individui, soprattutto i più giovani, si può facilmente intuire che in uno scenario di questo tipo sarà ancora più importante avere una formazione di alto livello, flessibile e una conoscenza approfondita delle nuove tecnologie.

Un investitore ha, invece, molteplici leve per posizionarsi in questo contesto. Intanto, la regola della diversificazione vale più che mai in questo contesto dove qualsiasi settore può essere messo in crisi da un cambiamento tecnologico, inoltre esistono opportunità in settori destinati a beneficare delle nuove tecnologie, dalla robotica, alla digitalizzazione e alla gestione dei dati".

In questo contesto qual è la Strategia d'investimento per la prima parte del 2018? Ramenghi ha le idee molto chiare: "Dopo le ottime performance del mercato azionario, credo che tutti si interroghino sulla durata di questa fase positiva dei mercati cominciata nel lontano 2009. Prendiamo in esame tre temi che, probabilmente, prevarranno sugli altri: il forte andamento degli utili aziendali, le valutazioni del mercato azionario ancora ragionevoli e, su una nota più cauta, la frenata delle banche centrali a partire dalla seconda metà di quest’anno.

Per quanto riguarda gli utili aziendali, occorre dire che i bilanci del 2017, che verranno pubblicati nelle prossime settimane, saranno probabilmente i migliori da dieci anni per gran parte dei settori merceologici e delle aree geografiche. Si tratta di un andamento che, secondo le stime degli analisti, dovrebbe estendersi nel 2018 con tassi di crescita superiori al 10%.

L’andamento degli utili ci porta alle valutazioni, perché ciò che conta per i mercati non è il valore assoluto di un indice o del prezzo di un’azione ma il rapporto con gli utili prodotti. Se consideriamo l’indice azionario globale, oggi il rapporto tra prezzo e utili ha raggiunto le 20 volte ed è allineato alla media storica. Per intenderci, nel 1999 si spinse oltre le 30 volte. Se ci proiettiamo avanti al prossimo anno sulla base delle stime degli analisti, scendiamo a meno di 18 volte e questo ci fa pensare che il mercato azionario abbia ancora potenziale residuo. Abbiamo potenziato il nostro sovrappeso sul mercato azionario – concentrato sull’azionario globale con posizioni più contenute sull’eurozona e gli emergenti contro il Regno Unito e l’Australia.

Il terzo tema di quest’anno è la frenata delle banche centrali e soprattutto la BCE che interromperà le immissioni di liquidità da settembre. Quali saranno le conseguenze di questo cambiamento di direzione delle banche centrali? È difficile fare una previsione ma vi sono due impatti più probabili. Il primo riguarda il rialzo dei rendimenti, in particolare sull’obbligazionario europeo ed, in primis, sui titoli di stato sui quali abbiamo recentemente incrementato il nostro sottopeso. Il secondo riguarda l’aumento della volatilità dei mercati azionari – scesa ai minimi storici l’anno scorso e all’inizio di quest’anno – che richiederà un approccio più dinamico e agile."

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