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Barents-Banca del Fucino, nozze in stand-by

9/7/2018 | Redazione Advisor

La due diligence avrebbe evidenziato più problemi che opportunità e l’operazione sarebbe a rischio.


Il matrimonio tra Banca del Fucino e il gruppo britannico Barents è sempre più in forse. Lo riporta MF-Milano Finanza, secondo cui la cessione alla multinazionale delle riassicurazioni propiziata dalla private bank laziale per rafforzarsi nel settore del private banking e del wealth management di alta gamma assieme si è parecchio complicata.

 

Al memorandum of understanding siglato a fine marzo tra la multinazionale britannica delle riassicurazioni e la più antica banca privata romana (fondata dai principi Torlonia e guidata da Salvatore Pignataro, nella foto) non ha ancora fatto seguito la firma del contratto di integrazione, a dimostrazione del fatto che sono sorti dei problemi.

 

Ad aggravare ulteriormente le trattative, oltre a molti dettagli su cui ancora non è stato raggiunto un accordo, sarebbe intervenuta anche la situazione politica italiana, osserva il quotidiano finanziario. I rappresentanti di Barents avrebbero infatti manifestato preoccupazione per lo stato di salute dei conti pubblici e per la gestione dell’attuale governo giallo-verde, temendo gli effetti della prossima finanziaria, a partire da quelli sullo spread. 

 

L’operazione, soggetta all’approvazione delle autorità competenti e al completamento delle attività di due diligence, prevedeva preliminarmente un aumento di capitale di 55 milioni di euro e il deconsolidamento dell’intero portafoglio di circa 300 milioni di euro di crediti deteriorati lordi di Banca del Fucino, attraverso la strutturazione di una cartolarizzazione con apposita garanzia rilasciata da Barents.

 

Si era parlato anche di un piano industriale quinquennale, da mettere a punto in maniera congiunta per rafforzare la crescita nel private banking attraverso l’aggregazione di altre realtà del settore, l’ingresso di nuovi professionisti attivi nella gestione di grandi patrimoni e la possibile quotazione della banca.

 

Secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, proprio la due diligence avrebbe evidenziato più problemi che opportunità e l’operazione sarebbe a rischio.

 

Lo scorso triennio (2015/2017) l’area private di Banca del Fucino ha più che triplicato le masse in gestione, mentre il totale degli AuM della banca a fine 2017 ha raggiunto 2,7 miliardi di euro.

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