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Mercati, settimane di volatilità all'orizzonte

9/11/2020 | Daniele Riosa

Il report settimanale proposto dal wealth management di Banca del Piemonte si concentra su alcuni aspetti dell’attualità economica, politica e finanziaria tra cui la recente riunione della BCE, il crash del petrolio, i negoziati sulla Brexit, le elezioni americane e le tensioni tra USA e Cina. Vediamoli punto per punto


Il report settimanale dei mercati proposto dal wealth management di Banca del Piemonte si concentra su alcuni aspetti dell’attualità economica, politica e finanziaria tra cui la recente riunione della BCE, il crash del petrolio, i negoziati sulla Brexit, le elezioni americane e le tensioni tra USA e Cina. Vediamoli punto per punto.

Riunione BCE, Nasdaq e petrolio

Le notizie arrivate dalla riunione della Bce non hanno riservato sorprese per gli investitori: come da attese, la Banca centrale europea ha lasciato invariati i tassi d'interesse e ha confermato gli acquisti di asset per 20 miliardi al mese fino a dicembre. L'istituto ha detto che i tassi resteranno ai livelli attuali, o più bassi, finché l'inflazione non andrà verso il suo target. La presidente Christine Lagarde ha evidenziato che l'economia è in forte rimbalzo, ma le prospettive restano fortemente incerte, con l'aumento dei contagi da Covid-19 che può rivelarsi problematico. Ha inoltre aggiunto che il piano di acquisti emergenziali (da 1350 mld di euro) sarà usato tutto entro la fine di giugno 2021, mentre una sua estensione e/o allargamento non sono stati neppure discussi. Ma l’intervento forse più atteso era quello sul livello del cambio: Lagarde ha sottolineato che Francoforte non ha un target di euro, ma monitora attentamente l'andamento della valuta europea in ottica inflazionistica ed il livello attuale non giustifica ancora la necessità di interventi delle autorità monetarie. Sull’azionario prosegue la decisa pesantezza delle FAANGS e Macro caps (Tesla è stata particolarmente danneggiata dalla mancata inclusione nell'S&P 500) che hanno accumulato un calo di circa il 10% nelle ultime cinque sedute. Permangono le croniche preoccupazioni sulla sostenibilità delle valutazioni.

Ad aggravare il quadro del sentiment vi è stato anche il crash del petrolio, sul quale non si segnalano catalyst specifici se non alcune notizie sull'abbassamento dei prezzi da parte dell'Arabia Saudita su alcune forniture per Cina e altre regioni dell’Asia. Il movimento settimanale si aggira su un -7%, alimentato dai timori di una persistente debolezza della domanda, con inevitabile impatto sul settore.

Brexit: si scaldano i negoziati

Boris Johnson minaccia a più riprese il «no deal», mettendo a rischio anche l’intesa già raggiunta sul confine tra le due Irlande e scaldando i negoziati sulla Brexit. Il premier infatti ha provato a fissare un ultimatum al 15 ottobre per il raggiungimento di una intesa facendo emergere la ferma volontà di non scendere a compromessi sui principi fondamentali alla base della decisione di uscita. La debolezza della sterlina e la forza della borsa sono quindi il corollario di una serie di articoli di stampa e indiscrezioni piuttosto pessimiste sulla prospettiva dei colloqui negoziali. Secondo il Financial Times il Governo UK avrebbe intenzione di modificare unilateralmente alcune parti dell'accordo di transizione, per avere più libertà di sussidiare alcuni settori dell'economia (pratica su cui l'Unione Europea, in base agli accordi, aveva diritto di rappresaglia se le misure alteravano i rapporti di concorrenza). Bruxelles, in risposta alle dichiarazioni UK, non intende rimettere in discussione l'accordo di dicembre scorso e dichiara che eventuali violazioni di accordi di diritto internazionale non saranno accettate e sarà intrapresa azione legale. A conferma che UK abbia intenzione di violare norme legali internazionali (cancellando parti dell'accordo in particolare sul confine con l'Irlanda) vi è la circostanza che il capo del dipartimento legale del Governo, Payne, ha dato le dimissioni in contrasto con Johnson. Il Primo Ministro o intende adottare una tattica aggressiva oppure è disposto davvero a uscire senza accordo, se non otterrà quanto richiesto in termini di dogane e di libertà di supportare i settori economici nazionali.

Elezioni americane e scontro USA-Cina

Tra Cina e USA il dialogo continua ad essere surriscaldato: in settimana Trump ha dichiarato che intende "separare" l'economia USA da quella cinese. Tra le misure ipotizzate per il raggiungimento dell’obiettivo vi sono la penalizzazione delle aziende che creano posti di lavoro all'estero e l'esclusione dai contratti statali di quelle che fanno business con la Cina. Infine, il Dipartimento del Commercio US ha imposto blocchi alle importazioni di prodotti a base di cotone e pomodori da alcune regioni cinesi, per sospetto di violazione di diritti umani. È palese che si tratti di mosse preelettorali, come confermato da alcune dichiarazioni dello stesso Trump, secondo il quale "se vince Biden, vince la Cina". La Cina dal canto suo sta promuovendo l'imposizione di nuovi standard di sicurezza sulla gestione delle informazioni, allo scopo di replicare agli sforzi degli USA per proteggere le reti proprie e degli alleati dalla tecnologia cinese. La volatilità è destinata a rimanere sui mercati ancora per alcune settimane.

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