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15/03/2017
Nuovo accordo Italia Svizzera per spingere la voluntary bis
di PierEmilio Gadda
Highlights- Nel mirino del Fisco finiranno, attraverso richieste di gruppo, i "contribuenti recalcitranti" che si sono rifiutati di fornire adeguate rassicurazioni sulla regolarità dei fondi depositati presso le istituzioni finanziarie svizzere

Il Fisco italiano stringe il cerchio attorno ai "contribuenti recalcitranti": i clienti (o ex clienti) italiani di intermediari elevetici che, a fronte di un'esplicita richiesta, "hanno rifiutato di fornire adeguate rassicurazioni sulla regolarità dei fondi depositati presso le istituzioni finanziarie svizzere interessate", precisa un comunicato diramato dal Ministero dell'Economia e delle Finanze.
Vale la pena ricordare che, a partire dall'inverno del 2014, le banche elvetiche inviarono una comunicazione ai propri clienti invitandoli a sottoscrivere una dichiarazione di piena conformità fiscale o, in alternativa, a comunicare l'adesione alla voluntary disclosure (prima edizione). Non tutti si sono adeguati. E finiranno presto nel mirino dell'Agenzia, per effetto di nuovo accordo sottoscritto dal Dipartimento delle Finanze del Mef e dall’Autorità competente svizzera (l’Amministrazione Federale delle Contribuzioni) per rendere operativo lo scambio di informazioni a fini fiscali attraverso “richieste di gruppo”, in base all’articolo 27 della Convenzione per evitare le doppie imposizioni tra l’Italia e la Svizzera, modificata a seguito dell'entrata in vigore (il 13 luglio 2016) di un Protocollo che ha allineato lo scambio di informazioni tra i due paesi al più recente standard dell’OCSE.
L'intesa, in vigore dal 2 marzo, stabilisce che le richieste di gruppo possano riferirsi a fatti e circostanze esistenti o realizzate a partire dal 23 febbraio 2015 (data di firma del protocollo di Modifica della Convenzione) e riguarderanno gruppi di contribuenti identificabili in base a determinati schemi di comportamento. Come precisa il Ministero, tali richieste generano elenchi nominativi, "che potranno dare origine ad ulteriori richieste di informazioni più dettagliate. Le Autorità competenti dei due Paesi intendono continuare la proficua collaborazione per rendere operative le richieste di gruppo anche sui conti chiusi e quelli “sostanzialmente chiusi” di pertinenza di clienti italiani".
Si tratta di un ulteriore importante elemento di collaborazione verso l’obiettivo di una maggiore trasparenza fiscale ed è in linea con l’evoluzione del quadro di cooperazione internazionale, che include lo scambio automatico di informazioni finanziarie a fini fiscali: a partire dal mese di settembre, infatti, questa procedura "consentirà all’Italia di ricevere in via continuativa le informazioni nominative su italiani con disponibilità finanziarie presso un ampio numero di Paesi, compresi i maggiori centri finanziari".
L'obiettivo dichiarato è favorire l'adesione alla voluntary bis, la procedura di collaborazione volontaria, i cui termini sono stati riaperti dal DL n. 193 del 2016 (leggi), come ricorda lo stesso comunicato del Mef: "In tale rinnovato contesto, la recente riapertura dei termini della Voluntary Disclosure rappresenta un’importante opportunità per i contribuenti italiani che intendono regolarizzare la propria posizione fiscale con riguardo alle attività detenute all’estero in violazione delle norme fiscali".
Di recente il Direttore dell’Agenzia delle Entrate, Rossella Orlandi, ha dichiarato che presto partiranno le prime richieste di assistenza fiscale amministrativa (individuali e di gruppo) in Lussemburgo e Svizzera (leggi). Non solo. Il Fisco ha un'anarma in più per "stanare" gli irriducibili. Una norma della Finanziaria 2017 impone difatti ai Comuni di inviare all’Agenzia delle Entrate gli elenchi dei cittadini italiani iscritti all’AIRE al fine di elaborare liste selettive di controllo per accertare l’esistenza di assets non dichiarati. Non a caso, l'Agenzia delle Entrate ha annunciato, tramite un comunicato stampa, una nuova campagna di controlli focalizzata sui richiedenti che hanno trasferito la residenza fuori dal territorio nazionale a partire dal primo gennaio 2010.
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