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Il Financial Secrecy Index alza il velo sui Paesi più “discreti” del mondo

2/7/2018 | Stefano Massarotto - Facchini Rossi Soci

Al primo posto si conferma la Svizzera che, malgrado l’adesione allo scambio automatico di informazioni, continua ad esser considerata la capitale del segreto bancario


Il Tax Justice Network ha reso noto a fine gennaio il nuovo Financial Secrecy Index che stila la classifica annuale dei Paesi meno collaborativi a livello worldwide.

Al primo posto si conferma la Svizzera che, malgrado l’adesione allo scambio automatico di informazioni, continua ad esser considerata la capitale del segreto bancario.

Seguono quasi curiosamente, gli Stati Uniti  – che da un lato hanno richiesto agli altri Paesi di fornire unilateralmente flussi informativi tramite una loro legislazione specifica (FACTA) ma dall’altro si sono rifiutati di aderire agli standard OCSE sullo scambio automatico di informazioni – e le Isole Cayman, che guadagnano il podio tra le giurisdizioni più segrete.

Tra i parametri di valutazione, il grado di segretezza e le dimensioni dei singoli centri finanziari in termini di servizi offerti ai non residenti sono sicuramente tra i più rilevanti. Si tiene conto però anche di taluni ulteriori criteri quali la possibilità di accesso ai tax ruling, l’esistenza di regolamentazioni sospette su cittadinanza e tax residence e la presenza di un registro pubblico sui beneficiari finali delle società e dei beni immobili (con cui il Regno Unito si guadagna la “zona salvezza”).

L’Italia sembra posizionarsi tra i Paesi con maggior grado di trasparenza fiscale. Ma ciò non basta. Per sconfiggere definitivamente l’evasione, le frodi fiscali ed il riciclaggio è anche indispensabile la collaborazione dei maggiori centri finanziari mondiali chiamati a modificare il proprio comportamento ponendo fine una volta per tutte al segreto finanziario.

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