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Il Decreto Crescita, calamita per i lavoratori dall’estero

5/8/2019 | Stefano Massarotto - Facchini Rossi & Soci

Il Decreto ha notevolmente ampliato, sia la rilevanza dell’agevolazione sia la platea dei beneficiari del regime fiscale di favore degli “impatriati”.


Il Decreto Legge n. 34 (di seguito, “Decreto Crescita”) pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 30 aprile 2019, ha notevolmente ampliato, sia la rilevanza dell’agevolazione sia la platea dei beneficiari del regime fiscale di favore degli “impatriati”.

 

Rispetto alla previgente formulazione, il nuovo regime consente, a determinate condizioni, di beneficiare della riduzione al 30% della base imponibile IRPEF del compenso di lavoro prestato in Italia per un periodo di cinque anni. La norma è di particolare interesse per tutti i lavoratori che non siano stati residenti in Italia nei due periodi d’imposta precedenti al trasferimento, si impegnino a rimanervi per almeno due anni, nonché a svolgervi la propria attività lavorativa. Inoltre potranno trasferirsi in Italia, accedendo al beneficio, anche i soggetti non laureati e/o che non svolgano incarichi dirigenziali (è il caso, ad esempio, degli sportivi professionisti).

 

Non deve altresì passare inosservato che l’agevolazione è prolungata di altri 5 anni al ricorrere di ulteriori condizioni quali il numero di figli minori e l'acquisto di un'abitazione in Italia. Ed ancora, la detrazione è ridotta al 10% in caso di trasferimento della residenza in alcune regioni del Sud Italia.

 

Il Decreto Crescita è un ulteriore tassello di quelle misure fiscali – si pensi alla flat tax per gli High net Worth individual e al regime di favore per i pensionati che si trasferiscono nel nostro Paese - volte ad attrarre in Italia capitale umano e soggetti ad alto reddito.

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