Tempo di lettura: 10min

Private banking, investiti 125,7 miliardi nell'economia reale

1/21/2020 | Redazione Private

Tutti i numeri della quarta edizione dei “Quaderni di ricerca Intermonte” e le proposte per migliorare il settore


Intermonte SIM, investment bank italiana indipendente, ha presentato oggi a Milano la quarta edizione dei Quaderni di ricerca Intermonte, studi su temi di interesse per il mercato che la Società sviluppa di anno in anno in collaborazione con la School of Management del Politecnico di Milano. L’analisi “Economia reale e Private Banking: una analisi dell’impatto del settore sul Paese”, elaborato su dati raccolti grazie al contributo di AIPB (Associazione Italiana Private Banking), si è concentrata sulle diverse forme di finanziamento all’economia “reale” in Italia, con un focus sul sostegno dell’industria del Private Banking italiano alle aziende produttive del Paese.

Di seguito, le principali evidenze emerse:

SEGMENTO PRIVATE:

Il Private Banking italiano, con un totale di 844 miliardi di euro di asset in gestione alla fine di giugno 2019, per caratteristiche di clientela e livello di servizio rappresenta sicuramente il candidato ideale per veicolare risorse private allo sviluppo dell’Economia “reale”. Offrendo servizi di gestione e/o consulenza a soggetti che vantano un patrimonio di una certa consistenza (e con una maggiore tolleranza al rischio), svolge infatti un ruolo fondamentale in questo ecosistema.

Il contributo del Private Banking all’Economia “reale”: la ricerca, elaborando dati forniti da 38 soci AIPB e da Morningstar, ha calcolato un totale investito dal Private Banking nell’Economia “reale” italiana di €120,6 a fine 2018, e di 125,7 miliardi al 30/06/2019 (con un incremento quindi di +€5,1 miliardi nei primi 6 mesi 2019, contro un -12 miliardi delle famiglie italiane).

Impieghi diretti o indiretti del Private Banking nell’Economia “reale”: nei primi 6 mesi del 2019, gli impieghi diretti del Private Banking crescono di oltre mezzo miliardo di euro passando da 22,5 miliardi di euro a 23,1 miliardi (restano invece stabili per le famiglie italiane). Anche lo stock di finanziamenti indiretti risulta in aumento (da 15,4 miliardi a 15,5 miliardi) per il Private Banking.

Focus su investimenti diretti e quota domestica: in particolare, al Private Banking compete una quota molto rilevante degli investimenti diretti in Economia “reale” (il 68% del totale al 30/06/2019) e, nel periodo di riferimento dell’indagine, è stato più attento a conservare le risorse investite nel Paese rispetto alla media dell’ecosistema.

Maggior “resilienza”: il segmento mostra, quindi, una maggiore resilienza verso l’Economia “reale” non solo attraverso l’allocazione diretta, ma anche attraverso la capacità di meglio selezionare gli impieghi in fondi e in intermediari che offrono una preferenza stabile verso le società industriali rispetto al debito pubblico.

FAMIGLIE:

Nel periodo dal 31/12/2017 al 30/6/2019 lo stock di ricchezza investito dalle famiglie nell’economia “reale” è diminuito, a vantaggio di impieghi verso l’estero e soprattutto verso il debito pubblico italiano, che ha drenato una parte importante di risparmio. Gli intermediari hanno giocato un ruolo determinante in questo trasferimento di risorse (in particolare verso impieghi esteri). Impieghi diretti o indiretti delle Famiglie nell’Economia “reale”: al 31/12/2018 il valore era 1.318 miliardi (vs 1.442 miliardi al 31/12/2017), di cui 931 miliardi direttamente e il resto tramite intermediari, banche e investitori istituzionali.

Al 30/6/2019 il valore è sceso a €1.306 miliardi. Risparmio delle Famiglie verso il debito delle Pubbliche Amministrazioni: al 31/12/2018 il valore era €1.073 miliardi, di cui ‘solo’ 209 miliardi direttamente e il resto tramite intermediari, banche, assicurazioni e investitori istituzionali. Proporzionalmente, quindi, questi soggetti utilizzano il risparmio dei cittadini per finanziare più il debito pubblico che l’Economia “reale”.

Trend nei 18 mesi di analisi: dal 31/12/2017 al 30/6/2019 si conta un aumento complessivo di 24 miliardi di stock di risparmio delle famiglie a beneficio del debito della Pubblica Amministrazione, sia per il contributo diretto sia per quello ‘indotto’ dagli intermediari. Appare quindi chiara una tendenza alla riduzione dello stock investito dalle Famiglie nell’Economia “reale” italiana - sia direttamente (seppure con un lievissimo recupero nel primo semestre 2019, legato più che altro alla rivalutazione delle azioni quotate) sia indirettamente, a vantaggio del debito pubblico.

La ‘fuga’ di investimenti delle Famiglie verso l’estero: a fine 2017, lo stock di investimenti diretti detenuti dalle Famiglie su attività all’estero era pari a 471 miliardi; a metà 2019 era 476 miliardi. Se si considera il contributo delle altre categorie dei soggetti istituzionali (i.e. banche, fondi, assicurazioni), si passa da 1.696 miliardi a 1.800 miliardi.

Più che le Famiglie in modo diretto, sono stati quindi gli intermediari a drenare risorse verso gli impieghi esteri. Gli investitori esteri e l’Economia “reale” italiana: nel corso del 2018 gli investitori esteri hanno ridotto l’esposizione verso l’economia italiana, in maniera generalizzata su tutti gli impieghi (-24,5 miliardi). C’è stato un recupero sensibile nel primo semestre del 2019 (+58,4 miliardi) a favore sia dell’Economia “reale” che del debito pubblico. Le prospettive per il futuro e il ruolo del Private Banking Frenare la crescita del debito pubblico è certamente una priorità per favorire il flusso di risorse verso l’Economia “reale”.

Numerose sono le iniziative in fase di partenza per nuovi fondi e nuovi progetti dedicati alle imprese, sia da soggetti privati sia dal pubblico (in prima linea la Cassa Depositi e Prestiti). Certamente il Private Banking sarà un attore importante nel processo e potrà spingere in modo determinante per sostenere il flusso di capitale verso l’Economia “reale” interfacciandosi da una parte con le aziende emittenti e dall’altra con una fascia di investitori individuali adatti a prodotti e strategie mirate e specializzate per una maggiore tolleranza del rischio e un orizzonte temporale di medio e lungo periodo. Per quanto riguarda il mondo dei titoli quotati, l’appetibilità dell’Economia “reale” nazionale dipenderà esclusivamente dalle aspettative di ritorno e dalla rischiosità percepita.

Oltre agli incentivi fiscali, servono riforme che possano migliorare la competitività e l’attrattività del sistema Italia. Per vedere crescere ulteriormente la quota di investimenti diretti in imprese produttive è necessario inoltre dare continuità e stabilità alle politiche economiche e fiscali volte ad agevolare le quotazioni per aumentare il peso dell’azionario italiano sul valore globale. Nel loro dialogo con le emittenti, i private banker potranno spiegare agli imprenditori l’importanza di guardare agli obiettivi di patrimonializzazione delle aziende e alle opportunità offerte dalla Borsa e dagli investitori istituzionali. Il modello di azienda che, adottando buone pratiche di governance e di trasparenza e tempestività delle informazioni, si apre al mercato rappresenta un punto di riferimento virtuoso e la quotazione è un’opzione che aggiunge sicuramente ulteriori spazi di crescita per l’Economia “reale”.

Guglielmo Manetti, amministratore delegato di Intermonte SIM, ha commentato: "Con questa analisi ci auguriamo di fornire interessanti spunti di riflessione per i molti soggetti coinvolti (aziende, investitori privati e pubblici, gestori di risparmio, intermediari e legislatore) e siamo lieti che Intermonte, nel suo naturale ruolo di punto di riferimento nel mercato italiano, possa dare un contributo fattivo al dibattito, nell’auspicio che il mercato dei capitali per le PMI italiane diventi sempre più efficiente. A livello governativo la revisione della normativa sui PIR va sicuramente in questa direzione e ci auguriamo che l’iter autorizzativo degli ELTIF venga finalizzato in tempi brevi, così da aggiungere un tassello importante alla gamma di strumenti disponibili per investire nell’Economia “reale”. Un particolare ringraziamento, oltre al Politecnico di Milano con cui prosegue il proficuo rapporto di collaborazione, va all’Associazione Italiana Private Banking, il cui contributo all’analisi è stato essenziale".

Giancarlo Giudici, professore associato della School of Management del Politecnico di Milano e referente scientifico della Ricerca, ha aggiunto: "La ricerca mostra che in Italia c'è un enorme potenziale di risorse finanziarie che oggi si disperdono spesso in impieghi indiretti e che potrebbero essere direttamente destinate alle imprese produttrici. Da questo punto di vista l'educazione finanziaria e le nuove tecnologie FinTech sono elementi essenziali per rendere più efficiente il mercato. È anche prioritario contenere la crescita del debito pubblico, perché si è dimostrato che ha distolto risorse importanti che potevano essere destinate alle imprese. Migliorare l'attrattività per gli investimenti dall'estero è un ulteriore obiettivo generale che richiede un'azione coordinata di sistema".

Paolo Langé, presidente AIPB - Associazione Italiana Private Banking ha concluso: "Il progetto di ricerca, frutto di una proficua e reciproca contaminazione con il Politecnico e con Intermonte - che ringraziamo - ha contribuito a rendere evidenti le peculiarità della classe di investitori individuali Private rispetto alle famiglie di risparmiatori Retail e come la prima reagisca al contesto economico finanziario o risponda alle diverse opportunità d’investimento in maniera differente rispetto alla seconda. Gli investitori sono alla ricerca di performance che non trovano più nei mercati tradizionali e rivolgono sempre di più la loro attenzione verso nuove frontiere di investimento come quelle rappresentate dai ‘Private Market’. Il segmento Private ha dimostrato una forte attenzione e consapevolezza rispetto a questa asset class. Auspichiamo, quindi, che negli interventi futuri di policy vengano tenute in considerazione tali sostanziali differenze, al fine di massimizzare le ricadute positive sulla crescita del nostro Paese".

Al termine della presentazione della ricerca, si è tenuta una tavola rotonda cui hanno partecipato: Saverio Perissinotto, direttore generale Intesa San Paolo Private Banking, Andrea Ragaini, vice direttore generale Banca Generali, Federico Sella, amministratore delegato Banca Patrimoni Sella & C. A moderarla Guglielmo Manetti, amministratore delegato Intermonte Sim.

Saverio Perissinotto ha spiegato che “per un investitore private, questo è un contesto particolare, dove ci sono 14 trilioni di titoli che danno rendimenti negativo e, quindi, il nostro obiettivo di trovare rendimenti è particolarmente complesso. Private Equity, Private Debt, investimenti in Infrastrutture e nel Real Estate, oggi, raccolgono l’attenzione della clientela, grazie alle prospettive di rendimento che offrono. Il costo di questa scelta è rappresentato dalla rinuncia alla liquidabilità, per un arco di tempo di medio/lungo termine. "Affinché l’industria del private banking possa accelerare il suo contributo all’economia reale sarebbe auspicabile una certa semplificazione del prodotto, un vantaggio fiscale nei fondi di private equity e la possibilità di investire, all'interno di una consulenza evoluta, una quota percentuale, da decidere insieme al regolatore, in strumenti meno liquidi”.

Andrea Ragaini ha sottolineato come “il mondo del private banking ha il dovere di creare un ponte tra l’economia reale e il risparmio delle famiglie. Lo spazio che abbiamo davanti è enorme: si pensi che in Europa ci sono 1500 miliardi di euro di mercati privati, in Italia solo 3900, lo 0,25% del risparmio privato europeo”. Per quanto riguarda il cliente italiano “il private, attraverso la rete dei consulenti, deve aiutarlo a comprendere il premio all’illiquidità e l’importanza di raccogliere nel tempo i rendimenti”.

Per quanto riguarda i miglioramenti da apportare al settore, Ragaini ha evidenziato come ci sia “un tema evidente da affrontare sia a livello regolamentare che legislativo: ovvero il fatto che ci sia una differenza sostanziale tra l’investitore che ha 10mila euro e uno che ha 5milioni di euro a disposizione. Il secondo tema “è quello fiscale dove sono stati fatti passi in avanti, ma, ad esempio, la normativa Eltif è ancora impantanata in Senato. E’ necessario creare un’infrastruttura che crei un ponte tra chi gestisce i soldi e l’economia reale. Questo significa consentire ai nostri clienti di investire nei fondi che hanno la capacità di puntare sul nostro Paese. Far arrivare i capitali esteri in Italia consente sia l’investimento in infrastrutture, di cui abbiamo tanto bisogno, e permette ai clienti italiani di trarne beneficio”.

Federico Sella, ha rimarcato come ci sia "una grande attenzione sia da parte delle istituzioni sia da parte del regolatore a facilitare l'avvicinamento del mondo private all’economia reale. Crediamo, però, sia necessario che introdurre una categoria intermedia tra investitori retail e professionali possa essere una cosa utile al sistema. Il fatto che il 99% dei clienti rientri nella categoria retail e solo l’un per cento in quella private non va bene. C’è quindi una categoria intermedia che non ha una copertura legislativa”.

Condividi

Seguici sui social

Advisor è la prima piattaforma interamente dedicata alla consulenza patrimoniale e al risparmio gestito con oltre 38.000 professionisti già iscritti


Accedi a funzionalità esclusive e migliora la tua esperienza di navigazione


  • Leggi articoli esclusivi
  • Salva le tue news preferite
  • Partecipa ad eventi esclusivi
  • Sfoglia i magazine in anteprima

Iscriviti oggi!

Hai già un profilo? Accedi qui

Cerchi qualcosa in particolare?