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Private debt: raccolta record nel 2023, ma calano gli investimenti

4/16/2024 | Redazione ADVISOR

Innocenzo Cipolletta, presidente AIFI: "Il ruolo degli istituzionali è stato fondamentale in un mercato che ha visto delle difficoltà nel corso dello scorso anno"


AIFI ha presentato, in collaborazione con CDP e Deloitte, i dati di mercato del private debt nel 2023. La metodologia utilizzata nella raccolta dei dati è uniformata a quella per il settore del private equity, che è in linea con quella internazionale.

Raccolta

Nel 2023 la raccolta degli operatori di private debt attivi nel mercato italiano è cresciuta del 14% rispetto all’anno precedente, attestandosi a 1.141 milioni di euro (di cui 1.100 milioni raccolti sul mercato) contro i 1.001 milioni del 2022. Tale dato rappresenta il valore più alto mai registrato. Gli operatori che hanno raccolto capitali sono stati 13, in crescita rispetto ai 10 del 2022.

Con riferimento alla raccolta indipendente, guardando alla provenienza geografica, la
componente domestica ha rappresentato il 90% del totale. La prima fonte della raccolta di
mercato sono stati il settore pubblico e i fondi di fondi istituzionali (46%), seguiti dalle banche (19%) e dai fondi pensione e casse di previdenza (16%).

Investimenti

Nel corso del 2023 sono stati investiti complessivamente nel mercato italiano del private
debt 2.854 milioni di euro, in calo del 12% rispetto all’anno precedente (3.228 milioni), che
aveva fatto registrare cifre record. Il numero di sottoscrizioni è stato pari a 164 (-37%
rispetto alle 262 del 2022), distribuite su 109 società (142 nel 2022, -23%).
Gli operatori che hanno realizzato almeno un investimento sono stati 39 (35 nel 2022), di cui
20 internazionali. I soggetti domestici hanno realizzato il 70% del numero di operazioni,
mentre il 75% dell’ammontare è stato investito da operatori internazionali. Per quanto
concerne la dimensione degli investimenti, si segnala che nel 2023 le società che hanno
ricevuto almeno 100 milioni di Euro ciascuna sono state 4, per un ammontare complessivo
di 1.504 milioni di Euro, in calo rispetto alle 8 società dell’anno precedente, che avevano
raccolto 1.727 milioni.

I finanziamenti hanno rappresentato il 55% dei casi, le sottoscrizioni di obbligazioni il 38% e gli strumenti ibridi il restante 7%. Per quanto riguarda le caratteristiche delle operazioni, la
durata media è di 6 anni e 1 mese, mentre il tasso d’interesse medio, relativo a un campione
di operazioni con tassi fissi per il quale è disponibile il dato, è stato pari al 6,84%3.
Con riferimento agli obiettivi delle operazioni, nel 2023 il 75% degli interventi ha avuto come scopo la realizzazione di programmi indirizzati allo sviluppo delle società target, mentre a livello di ammontare il 61% del totale ha riguardato debito a supporto di operazioni di buy out.

A livello geografico, la prima Regione resta la Lombardia, dove è localizzato il 33% delle
società italiane oggetto di investimento, seguita da Veneto (12%) e Emilia Romagna (11%).
Con riferimento ai settori di attività, al primo posto con il 19% del numero di imprese
troviamo i beni e servizi industriali, seguito da energia e ambiente, con il 15%. Si sottolinea
che il 62% delle società target ha meno di 250 dipendenti.

“Il mercato del private debt ha un ruolo ormai riconosciuto e questo lo si vede dalla raccolta
che per il secondo anno consecutivo ha superato il miliardo di euro, con una crescita del 14
per cento rispetto al 2022. Il ruolo degli istituzionali è stato fondamentale in un mercato che
ha visto delle difficoltà nel corso del 2023”, dichiara Innocenzo Cipolletta, Presidente AIFI.
“Questo viene confermato anche dal numero degli operatori attivi sul segmento, in crescita
di anno in anno. L’ammontare totale investito non ha subìto forti contrazioni ed è cresciuto,
del 24 percento, il debito per lo sviluppo”.

Rimborsi

Nel 2023 le società che hanno effettuato rimborsi sono state 82 (132 l’anno precedente, -
38%), per un ammontare pari a 645 milioni di euro (il doppio rispetto all’anno precedente,
pari a 317 milioni). Il rimborso come da piano di ammortamento dello strumento ha
rappresentato la tipologia più utilizzata in termini di numero, con 59 rimborsi (66% del
totale). Gli operatori che hanno ricevuto rimborsi (anche parziali) sono stati 16, rispetto ai
14 dell’anno precedente.

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