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Mifid II, per le banche private la sfida è tutta 'digital'

10/3/2016 | Alberto Cuccu, Chief product officer di Objectway (*)

L'impatto della regolamentazione sui servizi dedicati ai grandi patrimoni può essere dirompente


Tutti gli operatori del settore riconoscono alla normativa MiFID II un effetto dirompente sui servizi di investimento in termini di controllo dell’operato e di infrastruttura IT. La normativa, infatti, stabilisce l’obbligo di registrare tutte le comunicazioni, digitali e non, avvenute tra istituzione finanziaria e cliente che “potrebbero risultare in una transazione finanziaria, anche nel caso in cui tale transazione non abbia luogo”, la loro disponibilità e la conservazione a norma per un periodo fino a 7 anni.

 

Quale sarà l’impatto sugli aspetti della collaborazione tra gli investitori e le imprese di investimento? Prima di tutto occorre chiedersi cosa si intenda con l’espressione “comunicazioni digitali”. Nel testo della normativa si parla in particolare di “comunicazioni elettroniche”, con riferimento a ogni tipo di conversazione o interazione tra cliente e banker tramite supporto digitale, ad esempio e-mail, sms, chat, video conferencing. Se questo, da un lato, aggiorna la normativa in funzione degli strumenti utilizzati quotidianamente per interagire nell’era digitale, dall’altro rappresenta un vincolo non semplice da rispettare per le imprese di investimento, in particolare per quelle più tradizionali.

 

Le società di investimento tradizionali devono quindi considerarsi escluse da quest’obbligo? In realtà no, perché ciò significherebbe, di fatto, impedire qualsiasi comunicazione che non avvenga faccia a faccia tra banker e investitore (per la quale comunque la normativa invita - ma non obbliga - a registrare e verbalizzare tutto quanto condiviso negli incontri e a farlo sottoscrivere al cliente). Oggi, al contrario, i clienti si aspettano di poter interagire con l’istituzione finanziaria attraverso molteplici canali, come confermano gli analisti del settore. Celent, ad esempio, evidenzia come i canali digitali siano oggi strumenti molto comuni di collaborazione e comunicazione tra investitori e advisor e come la digital strategy rappresenti un elemento chiave di differenziazione e competizione per le istituzioni finanziarie.

 

Proprio per questo, il Regolatore ha previsto l’obbligo di registrazione di tutte le comunicazioni che avvengono su dispositivi ed applicativi autorizzati e forniti dall’impresa d’investimento ai propri collaboratori, e impone di fare tutto quanto possibile per impedire che tali comunicazioni avvengano attraverso mezzi e modalità non autorizzate dalla stessa. L’impatto sui sistemi tecnologici e di supporto ai servizi d’investimento è rilevante. Sarà necessario, in primo luogo, adottare o potenziare strumenti avanzati di CRM (customer relationship management) e archiviazione documentale. Per fare un esempio concreto, nel Regno Unito l’obbligo di registrare tutte le e-mail e le conversazioni telefoniche introdotto dalla Financial Conduct Authority (FCA) sta spingendo le istituzioni finanziarie a dotarsi di sistemi per la conservazione automatica delle comunicazioni che avvengono su questi canali.

 

In secondo luogo, le imprese di investimento dovranno essere in grado di utilizzare i nuovi canali di comunicazione digitale (come messaging, chat, video conferencing) in modo integrato come strumenti di collaborazione e condivisione dell’esperienza d’investimento. Se, da un lato, MIFID II comporta obblighi e adeguamenti organizzativi e tecnologici, dall’altro rappresenta un’opportunità per abilitare nuovi servizi digitali, nuovi ricavi, nuova efficienza, abilitando quella che gli analisti del settore chiamano “Digital Wealth Collaboration”. Servizi ibridi dove la componente umana e digitale si fondono e sono in grado di attirare vecchie e nuove generazioni di investitori, a patto di gestire in modo efficace e controllato i nuovi canali digitali [...]

 

(*) Estratto dell'articolo pubblicato su AdvisorPrivate, numero 3, di giugno-agosto 2016

 

Sfoglia la copertina del nuovo numero di AP, settembre-novembre 2016

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