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19/09/2018
Cipolletta (AIFI): “Private equity in crescita ma fondi pensione devono investire di più”
di Eugenio Montesano
Highlights- Nel I semestre 2018 raccolta +55%, investimenti +49%. Oltre un terzo dei capitali provengono da investitori internazionali
- La prima fonte sono gli investitori individuali e family office
- L’associazione intende attivare iniziative per ampliare l’impegno degli investitori istituzionali italiani. “Serve una’moral suasion da parte delle istituzioni”

Il mercato italiano del private equity gode di ottima salute. L’Associazione italiana del Private Equity, Venture Capital e Private Debt (Aifi) ha presentato i dati semestrali di andamento del settore, con la raccolta che nel primo semestre 2018 si è attestata a 1,9 miliardi (+55%).
I dati sono stati raccolti da Aifi in collaborazione con Pwc Deals e presentati dal presidente dell’associazione Innocenzo Cipolletta (nella foto) e dal direttore generale Anna Gervasoni.
Escludendo l’attività dei soggetti istituzionali la raccolta dei privati è stata pari a 1,3 miliardi contro i 453 milioni del primo semestre 2017. Notevole il peso degli investitori internazionali, che contano per il 38% – percentuale che arriva al 50% se si escludono gli istituzionali.
“Guardando i dati sulla raccolta, se consideriamo soltanto i soggetti privati, la prima fonte sono gli investitori individuali e family office, che rappresentano il 17%, seguiti dai fondi pensione con un contributo del 16%”, ha spiegato Anna Gervasoni.
L’ammontare investito è stato pari a 2,9 miliardi (+49%). Tra le operazioni spicca quella di Ntv ma se si escludono i ’mega deal’ l’ammontare è di 1,4 miliardi (+39%) con il segmento ’early stage’ (le start up) cresciuto del 122% in ammontare (96 milioni) e dl 23% per numero di operazioni, 80 ovvero la metà del totale. Per quanto riguarda le infrastrutture – settore su cui si concentra oggi l’attenzione degli investitori – gli investimenti sono stati pari a 1,1 miliardi (+202%).
Rimane tuttavia da sciogliere il nodo del fundraising presso i fondi pensione, che contribuiscono solo per il 5% alla raccolta indipendente e privata, pari a circa 75 milioni di euro – “troppo pochi”, ha affermato Cipolletta, “rispetto al potenziale di circa 220 miliardi che potrebbero offrire agli investitori e di conseguenza all’economia reale”.
L’associazione intende dunque mettere in campo iniziative per aiutare la raccolta dei fondi italiani. “Al di là di misure specifiche che potranno essere varate e azioni volte a creare fondi di fondi mirati a investire in fondi di private capital, una proposta importante di Aifi, portata avanti anche attraverso FeBAF, è di rendere meno penalizzanti per gli investimenti nelle asset class private equity, venture capital e private debt, i parametri di assorbimento del capitale previsti a livello di normativa europea, ovvero i capitali che gli investitori devono mettere a riserva a garanzia dei rischi”, ha spiegato Cipolletta.
“I Pir non bastano, serve tra i fondi italiani un cambiamento di attitudine”, ha aggiunto Anna Gervasoni. I piani individuali di risparmio sono stati “un imbuto, tutto è confluito su un mercato già costituito, a volte gonfiandolo. O si trova un canale per far crescere le pmi o continueremo a dipendere dal credito bancario. E con il credito bancario si sopravvive ma non si cresce”, ha sottolineato Cipolletta.
Questo perché i Pir investono “solo sulle aziende quotate, sul non quotato non è arrivato nulla per quanto tutti i fondi aperti possano investire il 10% nel non quotato – ricorda Gervasoni – bisogna solo volerlo, tutto il resto è un alibi”.
Sul fronte del venture capital, il presidente ha illustrato che l’associazione ha avviato un dialogo con il nuovo Governo per promuovere progetti di sviluppo legati al settore.
Sollecitato in merito alla questione del cambio al vertice della Consob, Cipolletta ha commentato: “Se non fosse successo sarebbe stato meglio, ci auguriamo presto una soluzione di alto profilo”, sottolineando l’importanza di porre al comando dell’Autorità “persone capaci di interpretare il mercato e di farlo crescere in maniera corretta”.
La scorsa settimana si è insediato il nuovo Consiglio direttivo AIFI, rinnovato il 17 luglio, che è composto da: Marco Canale (Value Italy), Fabrizio Carretti (Permira), Giuseppe Donvito (P101), Stefano Ghetti (Wise), Giovanni Landi (Anthilia Capital Partners), Massimiliano Magrini (United Ventures), Eugenio Morpurgo (Fineurop), Leone Pattofatto (CdP Equity), Filippo Penatti (The Carlyle Group), Stefano Romiti (Antares AZ I), Mauro Roversi (Ambienta), Lorenzo Stanca (Mandarin Capital Partners), Luisa Todini (Green Arrow Capital), Renato Vannucci (Vertis).
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