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Economia reale, ci sono 240 miliardi da investire

2/13/2020 | Redazione Private

E’ quanto è emerso durante “Zero IN – Sharing Knowledge” l'incontro tra i più innovativi player del mercato dei gestori finanziari alternativi


Si è tenuto il 12 febbraio l’incontro del nuovo format di divulgazione economico-finanziaria “Zero IN – Sharing Knowledge”, in questo caso rivolto a investitori istituzionali, family office, imprese e advisor finanziari dal titolo “Corporate Angels – Strategie di investimento in economia reale a supporto delle PMI italiane” presso Palazzo Albani – Del Drago, sede dello Studio legale internazionale Gianni, Origoni, Grippo, Cappelli & Partners. 

L’incontro ha visto riunirsi i più innovativi player del mercato dei gestori finanziari alternativi per analizzare punti di forza, di attenzione e i criteri di valutazione delle varie asset class dell’intera gamma degli strumenti di investimento specializzati in economia reale (Direct lending, Invoice Financing, Private Debt e Private Equity). È ormai nota come la propensione del legislatore italiano a favorire l’ampliamento dei canali di finanziamento non bancario alle imprese sia in atto su larga scala. Gli investitori istituzionali infatti stanno maturando la consapevolezza di dover includere nelle proprie strategie di investimento prodotti "alternativi", traendone un duplice vantaggio: diversificazione dei portafogli e rendimenti superiori a quelli ottenibili nei mercati finanziari quotati, a livelli di rischio similari.

Inoltre, gli investimenti contribuiscono al sostegno dell'economia reale italiana: un potenziale da circa 240 miliardi di euro a supporto di sistema produttivo, infrastrutture nazionali e PMI che permette agli investitori istituzionali di ricoprire il ruolo di “Corporate Angels” a sostegno dell’economia nazionale. Le PMI in Italia, la seconda economia manifatturiera europea, assorbono quasi l’80% della forza lavoro e producono circa il 68% del valore aggiunto nazionale. Sono 3,8 milioni le aziende sparse sul territorio con un default rate medio dell’1,9% e, nonostante questo, tra il 2009 e il 2017, i prestiti sono diminuiti di 500 miliardi di euro (Fonti: Cerved, Euler Hermes, Banca d’Italia, Atradius).

Gli investitori, dunque, assumono un ruolo di “Corporate Angels” supportando il tessuto economico del sistema Paese e, tramite i fondi di investimento alternativo specializzati, le nuove asset class permettono un’opportuna diversificazione, una minore volatilità ed esposizione al rischio di tassi di interesse, una decorrelazione con i mercati finanziari tradizionali oltreché rendimenti superiori a quelli disponibili nei mercati regolamentati. Il motivo di questo cambio di rotta e del proliferarsi di questa nuova priorità risiede nel fatto che le Banche Centrali stanno per “chiudere i rubinetti”, e di conseguenza risulta difficile trovare rendimenti appetibili sul mercato obbligazionario. Pertanto molti investitori si stanno spingendo verso opportunità di investimento alternative come il Private Debt “green”, il Direct Lending e l’Invoice Financing, oltre al più noto e consolidato strumento del private equity.

Evarist Granata, fondatore e ad di Alternative Capital Partners SGR, ha dichiarato: “Lo European Green Deal rappresenta l’inizio di una rivoluzione. Secondo le stime del Piano Nazionale per l’Energia e il Clima (PNIEC) del Ministero dello Sviluppo Economico, solo in Italia entro il 2030 sono attesi oltre 400 miliardi di euro in investimenti a supporto della transizione energetica legata alla decarbonizzazione delle fonti produttive e dei modelli di consumo. ACP SGR mira a supportare le PMI che vorranno essere parte attiva di questa rivoluzione attraverso una strategia di green private debt, che finanzierà gli investimenti in infrastrutture per energia rinnovabile, efficienza energetica ed economia circolare. In questo scenario, altamente favorevole per gli investimenti tematici di private debt ed infrastrutture, mettiamo a disposizione delle PMI un’opzione all’accesso di capitali alternativa o complementare al tradizionale canale bancario, ancora oggi limitato dal credit crunch.”

Claudio Nardone, ad di Sagitta SGR (Gruppo Arrow Global), ha dichiarato: “Con i tassi al minimo storico, gli investitori istituzionali stanno guardando a prodotti finanziari alternativi e nuove soluzioni di investimento che possano portare a rendimenti superiori tuttavia, contemporaneamente, ricercano un sottostante comprensibile e monitorabile in tempo reale e un profilo di rischio contenuto. Il nuovo SGT Crescitalia Invoice Fund che abbiamo realizzato risponde proprio a queste necessità. Investendo nelle fatture commerciali delle PMI, garantite da una primaria assicurazione, porta rendimenti superiori e contribuisce a finanziare l’economia reale. Inoltre il basso assorbimento di capitale (in termini di SCR) rende le quote del fondo un investimento estremamente appetibile anche per le compagnie assicurative.”

Vincenzo Macaione, fondatore e managing director della Main Capital SGR SpA, ha dichiarato: “La nostra SGR intende posizionarsi nel mercato dei fondi d’investimento alternativi – FIA – italiani come un gestore olistico ed unico di fondi d’investimento di credito e debito contribuendo alla crescita dell’Economia Reale del nostro Paese, con particolare enfasi su due asset classes, quella del credito primario illiquido alla piccola e media impresa italiana (Private Debt e Direct Lending) e quella del credito distressed (Non Performing Exposures nello specifico Unlikely To Pay – UTP). L’impianto operativo di Main Capital SGR realizza quella che potremmo definire una struttura “smart” che associa la qualità e la professionalità del disegno dell’impianto gestionale, della gestione e del controllo dei processi, anche attraverso il Machine Learning, frutto dell’esperienza pluridecennale in campo creditizio dei gestori / key managers della società, il tutto osservando scrupolosamente i principi di responsabilità ambientale, sociale e di governance (ESG) nella scelta delle Targets di investimento ovvero sia sulla base esclusiva che inclusiva dei parametri adottati". 

Stefano Zavattaro, head of Origination Italy & France di Alchemy Partners, ha dichiarato: “Il private equity è un'attività finanziaria mediante la quale un investitore specializzato rileva quote di una società target, tipicamente non quotata. Obiettivo primario di queste operazioni è la creazione di valore, mentre le diverse tecniche finanziarie del private equity possono attenere alle fasi di avvio, sviluppo o cambiamento di una società. Innanzitutto, sul fronte dell’impresa, il ricorso ad operatori specializzati può orientarsi a sostenere tramite il cd “capitale paziente” la fase di start up, piuttosto che piani di sviluppo, nuove strategie, acquisizioni aziendali, passaggi generazionali o altri processi critici del loro ciclo di vita. Il socio istituzionale inoltre possiede una profonda esperienza basata su una moltitudine di realtà imprenditoriali diverse e, pertanto, gode di un grande ventaglio di competenze cui la società può accedere, ad esempio in tema di accompagnamento ad operazioni di finanza straordinaria ed anche alla quotazione in Borsa. Infine è comprovato che alle imprese partecipate da investitori istituzionali siano riconducibili performance economiche superiori rispetto alle altre aziende”.

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