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03/10/2022
Wealth Manager: rendimento fa rima con asset illiquidi
di Marcella Persola
Highlights- La nuova indagine Mercer rivela che gli asset illiquidi sono sempre più una fonte di valore per gli wealth manager alla ricerca di rendimenti più elevati

L’inflazione è il principale timore non solo degli investitori, ma anche dei wealth manager.
A svelarlo è il nuovo Global Wealth Management Survey 2022 realizzato da Mercer Italia dove il 57% dei wealth manager a livello globale lo indica come principale preoccupazione, mentre in Europa la percentuale sale al 64%, mentre a livello globale il 50% degli intervistati prevede nei prossimi due anni un rendimento inferiore degli investimenti, ed in Europa si aspetta ciò il 46% degli intervistati.
Se guardiamo poi oltre l’orizzonte temporale di 12 mesi il 72% dei rispondenti prevede che l’inflazione resterà elevata nel prossimo anno. In dettaglio poi l'88% prevede che la FED aumenterà i tassi di interesse tra l'1% e il 2% e secondo alcuni è molto probabile che l'aumento sia superiore al 2% entro la fine dei 12 mesi.
Se la paura dell’inflazione accompagna il lavoro dei wealth manager molti gestori patrimoniali scelgono di diversificare i portafogli dei clienti investendo in asset class meno tradizionali. Nello specifico il 73% degli wealth manager investe già in asset illiquidi o prevede di farlo nei prossimi 12 mesi, mentre la stragrande maggioranza (86%) degli intervistati dichiara di investire nei private market e in altre asset class illiquide in primo luogo per puntare a un rendimento più alto o a un ritorno maggiore sull’investimento.
Altro aspetto da considerare è che l’attenzione agli asset illiquidi è più marcata nelle Americhe, dove il 76% degli wealth manager intervistati investe già nei private e alternative market. L’indagine rivela inoltre l’esistenza di barriere all’investimento in asset alternativi e illiquidi in generale. Il 71% degli wealth manager ha dovuto osservare periodi di lock-up, mentre il 59% dichiara di non disporre delle risorse necessarie per effettuare la due diligence precedente all’investimento. Soltanto il 21% degli intervistati afferma che i propri clienti ritengono le commissioni troppo elevate per questa tipologia di strategie e fondi di investimento.
Sul fronte dell’asset allocation i gestori patrimoniali hanno reagito alle condizione del mercato diversificando gli asset. Una piccola parte dei gestori patrimoniali europei investe criptovalute nei portafogli dei clienti, il che può essere spiegato dalla tendenza storica della regione a investire in in attività e valute non statunitensi.
Le decisioni di asset allocation del settore negli ultimi tre anni dimostrano che i gestori patrimoniali utilizzano il posizionamento del portafoglio come arma numero uno. I mercati privati e le obbligazioni indicizzate all'inflazione hanno attirato i maggiori afflussi, mentre il settore cercava soluzioni alle sfide dei bassi rendimenti e all'aumento dell'inflazione. Anche le azioni dei mercati sviluppati hanno registrato un forte aumento dell'allocazione nel periodo periodo (2019-2022). Sul fronte equity invece i mercati sviluppati sono in grado di attrarre afflussi nettamente superiori a quelli dei mercati emergenti nei prossimi 12 mesi, nonostante il 38% degli intervistati afferma che i titoli dei mercati sviluppati sono sopravvalutati. Il 37% degli intervistati dichiara che aumenterà l'allocazione proprio in tali mercati, rispetto al 24% di quelli emergenti.
Altro elemento che emerge dallo studio è l’interesse verso il mondo sostenibile. L’82% degli attori del wealth management dichiara di ricevere oggi una maggiore richiesta di investimenti ESG da parte dei clienti rispetto a 12 mesi fa. Tuttavia, soltanto il 20% afferma che il motivo principale è “aumentare le opportunità di generare un rendimento attivo”.
Luca De Biasi, responsabile area wealth di Mercer Italia, ha commentato i risultati dell’indagine: “È incoraggiante notare come la maggior parte degli wealth manager investa in asset illiquidi e alternativi perché è alla ricerca di rendimento potenziale. Negli ultimi anni le asset class tradizionali non sono riuscite a generare i livelli di rendimento a cui eravamo abituati, quindi è fondamentale che i portafogli dei clienti che si affidano a un professionista della gestione patrimoniale siano posizionati in modo tale da intercettare opportunità di investimento in tutti gli ambiti possibili. “Da un punto di vista operativo, avere accesso all’intera gamma degli investimenti non è scontato neanche per le società più grandi di wealth management. Per rispondere alle proprie specifiche esigenze, il settore ha già iniziato a collaborare (o intende farlo) con società esterne indipendenti che forniscono servizi specializzati. L’accesso a società di gestione globali, alla ricerca best-in-class, a servizi di due diligence e di implementazione è fondamentale, in quanto si tratta di servizi imprescindibili per adempiere al mandato ricevuto dai propri clienti.”
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