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Investire nell'innovazione: venture capital ed equity crowfunding per la crescita

2/6/2023 | Redazione Advisor

Finint Investments estende la gamma dei propri prodotti dedicati agli investimenti nell’economia reale facendo il proprio ingresso negli investimenti in start-up e Pmi innovative


Con l’introduzione delle agevolazioni fiscali per gli investimenti in start-up e pmi innovative e la normativa relativa ai piani Individuali di Risparmio, nel mercato Italiano si aggiunge un tassello importante nell’incentivazione allo sviluppo dell’innovazione tecnologica, sia in ambito industriale che dei servizi, un comparto che ha evidenziato negli ultimi anni una rapida crescita e presenta forti margini di espansione per il futuro.

E’ l’opinione di Daniele Vadori, (nella foto) head of equity investments di Finint Investments Sgr, che ha deciso di integrare la propria offerta di prodotti nell’ambito dell’economia reale lanciando un fondo di investimento ELTIF dedicato agli investimenti in startup e pmi innovative, commercializzabile anche alla clientela retail attraverso la prestazione dei servizi di consulenza in materia di investimenti.

 

Quali sono le opportunità per il Venture Capital in Italia?

L’ultimo quinquennio è stato un periodo di grandi cambiamenti per il venture capital in Italia. La pandemia di COVID-19 ha accelerato la trasformazione digitale delle imprese e ha creato nuove opportunità per le start-up innovative.

Il venture capital in Italia ha registrato un aumento significativo degli investimenti già a partire dal 2020, con un totale di 1,5 miliardi di euro investiti in start-up innovative nel 2021, che rappresenta un aumento del 35% rispetto all'anno precedente; trend confermato anche dai dati preliminari del 2022, a dispetto della contingenza macroeconomica che ha colpito indistintamente tutte le asset class tradizionali.

Con l’avvio dei programmi associati al Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), si è potuto constatare una maggiore attenzione verso l'innovazione che ha fatto da volano ad una maggiore disponibilità di capitali da parte degli investitori istituzionali e alla crescente attenzione degli investitori internazionali in virtù dell’aumento della specializzazione degli operatori e dell’apertura a nuovi canali di promozione delle start-up come nel caso dell’equity crowfunding.

Inoltre, il governo italiano ha introdotto incentivi fiscali e agevolazioni per l'accesso al credito per supportare lo sviluppo del venture capital nel paese.

In generale, si può quindi dire che il venture capital in Italia, pur rimanendo ancora relativamente piccolo se paragonato ad altri paesi europei,  sia in una fase di crescita e di consolidamento, e ci si aspetta che questa tendenza continuerà anche nei prossimi anni, portando ad un ulteriore incremento degli investimenti.

 

E per quanto riguarda l ’equity crowfunding ?

L'equity crowdfunding in Italia è anch’esso in rapida crescita. A partire dal 2020 ha registrato un significativo aumento del volume degli investimenti e del numero di campagne di raccolta fondi, mentre il numero di investitori è rimasto relativamente stabile.

Anche qui, Il governo italiano ha introdotto alcune misure per sostenerne lo sviluppo, riconoscendo le piattaforme come intermediari finanziari dalla Consob, elemento che ha contribuito a rendere l'equity crowdfunding in Italia sempre più importante nell'ecosistema del venture capital del paese, offrendo un'ulteriore possibilità per le startup e le PMI innovative di accedere ai capitali di rischio e per gli investitori di investire in queste società.

In virtù di ciò, è sicuramente un bacino imprescindibile per la selezione dei dossier su cui investire

 

Quali invece le potenzialità nell’ambito delle società quotate?

In termini numerici si tratta di un canale di selezione ancora meno popolato rispetto ai tradizionali - in Italia si annoverano poco meno di 50 società che nell’arco degli ultimi anni hanno scelto questa traiettoria - ma garantisce comunque l’opportunità di una diversificazione del portafoglio d’investimento nelle varie fasi di sviluppo delle aziende, oltre ad essere il miglior potenziale di valorizzazione nell’arco di vita del fondo per i programmi di crescita delle società investite al raggiungimento della propria maturità finanziaria.

 

Che tipo di strategia intendete adottare per la selezione del portafoglio del vostro fondo ?

L’approccio che intendiamo adottare presuppone una partecipazione agli investimenti in tutte e tre le traiettorie di raccolta di capitali citate: l’equity crowfunding in primis, ma anche la partecipazione a network di operazioni di venture capital in collaborazione con altri investitori specializzati e incubatori universitari, nonché l’adesione alle IPO di società che eventualmente intendano quotarsi.

Sicuramente intendiamo privilegiare gli stadi di investimento nel venture capital più maturi, concentrandoci sull’expansion stage o scale up delle società, ovvero quando le startup hanno già generato entrate e stanno crescendo rapidamente, fornendo capitali per aiutarle a espandersi o a sviluppare nuovi mercati o nuovi prodotti e servizi. Gli investimenti in questa fase sono generalmente più grandi rispetto alle precedenti e le startup hanno già una base solida di clienti e di entrate.

Considereremo in quota minore anche l’early stage, quando le startup hanno già sviluppato un MVP e stanno lavorando per acquisire clienti e generare entrate, fornendo capitali per aiutarle a crescere e a sviluppare il loro business, soprattutto in ottica di coinvestimento con altri operatori del settore, per ridurre al minimo gli impatti relativi ai rischi associati a questa fase.

Non intendiamo invece partecipare alla fase di seed, ovvero di generazione dell’idea, preferendo concentrarci in quegli stadi dove il nostro contributo può essere sia dal punto di vista economico, sia manageriale più significativo per lo sviluppo dell’azienda oggetto di valutazione.

 

Quali sono le forme di valorizzazione degli investimenti nel tempo?

Il fondo, di natura chiusa e durata pari a otto anni, concentrerà, a partire da quest’anno, gli investimento funzionali alla costruzione del portafoglio nei primi quattro anni per poi proseguire nel supporto della crescita degli specifici dossier selezionati.

In termini di exit, oltre alla quotazione in borsa le possibilità includono la vendita dell'impresa a un'altra società o a un gruppo di investitori; la fusione dell'impresa con un'altra società, la vendita dell’impresa a un investitore esterno e il management buyout dove gli investitori e/o il management acquisiscono la maggioranza delle azioni dell'impresa.

E' importante notare che le exit strategy sono diverse a seconda del settore e del tipo di società, e possono anche variare in base al momento del ciclo di vita dell'impresa. In generale, le PMI innovative hanno maggiori difficoltà ad accedere al mercato dei capitali rispetto alle grandi società quotate e quindi le opzioni di exit possono essere più limitate, ma riteniamo che sia proprio questo il valore aggiunto che un investitore istituzionale può apportare al comparto, ovvero una migliore specializzazione finanziaria e una maggiore apertura al mercato dei capitali delle società, che cosi possano concentrarsi sul proprio core business garantendo quindi maggiori margini di efficacia degli investimenti nella crescita aziendale.

 

Che aspettative avete nei confronti di questa nuova iniziativa?

Come già anticipato, il mercato è in forte e rapida espansione e ci aspettiamo che questo trend prosegua nei prossimi anni grazie al supporto riveniente dal PNRR e la fiscalità di vantaggio garantita dalle attuali norme.

Allo stesso tempo, a dispetto dell’attuale contingenza, continuiamo a riscontrare un importante fermento nell’ambito dell’innovazione, in virtù anche del gap che l’Italia deve colmare rispetto agli altri paesi con i quali si confronta.

Inoltre, soprattutto in questi ultimi anni, è aumentata di molto la qualità delle iniziative e il network di operatori che popolano questo settore, creando un ambiente proficuo per l’attività di investimento e interessante soprattutto per quanto riguarda i ritorni attesi.

Senza contare la decorrelazione che la fase di espansione del comparto garantisce rispetto agli investimenti tradizionali e il valore aggiunto che queste tipologie di investimento garantiscono alla crescita dell’industria tecnologica del nostro paese.

Certo, è una tipologia di investimento che deve coprire una relativa parte del portafoglio, soprattutto se pensiamo alla clientela retail, ma riteniamo che sia importante considerare un approccio di decorrelazione verso queste asset class da affiancare agli investimenti tradizionali per un più efficace bilanciamento di medio/lungo termine degli investimenti.

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