L'annuncio dell'avvio dell'Offerta Pubblica di FinecoBank in vista dell'IPO a partire da lunedì 16 giugno da molti viene letto come l'ennesima conferma del successo del modello reti. Un modello che in questi anni ha stupito per la capacità di generare con costanza flussi di raccolta netta positivi ma che ormai da un decennio stupisce anche in Borsa. 

 

Al di là, infatti, dei numeri che Fineco presenta alla vigilia della sua IPO (un utile netto nel primo trimestre pari a 37 milioni, +36,6% rispetto allo stesso periodo del 2013, la crescita dell'attività finanziarie del 4,6% a 45,61 miliardi, e la raccolta netta nei primi tre mesi pari a 1,05 miliardi, +32,7% anno su anno), le principali rivali a Piazza Affari ormai da diverso tempo macinano risultati positivi. 

 

Il titolo Azimut, che il prossimo 7 luglio celebrerà 10 anni di quotazione, è passata dal 2004 al 2014 da 3,23 euro a 21,07 euro (dati aggiornati al 12 giugno 2014). Trend simile per Banca Generali che ha visto il titolo volare dall'11 novembre 2006, giorno dell'IPO, a oggi da 9 euro a oltre 22 euro. Leggermente differente l'andamento di Mediolanum che però, passate le tempeste finanziarie dei primi anni del 2000, ha visto il titolo intraprendere un trend di crescita da marzo 2009, quando ha toccato il minimo dei 2,09 euro , a oggi (6,17 euro) di circa 200 punti percentuali.

 

Insomma le premesse per ottenere buoni risultati ci sono e secondo gli analisti lo sbarco in Borsa a inizio luglio potrebbe avere un impatto positivo in termini di Common Equity Tier 1 ratio su Unicredit, che mantiene il controllo di Fineco, di 10-15 punti base e, soprattutto, l'IPO è importante per la banca diretta guidata da Alessandro Foti (nella foto) dal punto di vista strategico perché consentirà a Fineco di accelerare la crescita degli asset in gestione e attrarre nuovi consulenti (ex-promotori).