Tempo di lettura: 1min
12/31/2012 | Massimo Morici
Il 2012 è stato un altro anno mediocre per l'industria degli hedge fund. La sentenza è del settimanale The Economist, che in un recente articolo picchia duro contro un'industria i cui prodotti ormai sembrano non realizzare più ciò che promettono. E da un hedge, in genere, ci si aspetta una performance positiva a prescindere dalle condizioni del mercato. Peccato che negli ultimi anni i rendimenti, a fronte di spese più alte per la gestione (in media sul 2% a fronte di rialzi che raramente raggiungono la doppia cifra), siano sempre più deludenti rispetto a quelli realizzati da altri prodotti.
Il settimanale britannico cita l'indice HRFX, che misura i ritonri dell'industria: è cresciuto del 3%, sei volte meno il 18% registrato dall'indice S&P 500. Certo, i principali gestori hanno registrato ritorni superiori al 30%, secondo Hedge Fund Research, ma star come John Paulson hanno registrato una perdita del 12% nei primi 10 mesi del 2012, dopo una caduta del 51% nel 2011.
Nel caso di Paulson, si tratta di una scommessa sbagliata contro l'euro. Del resto, rileva l'Economist, per molti gestori sta diventando sempre più difficile muoversi in un mercato in cui conta più la politica, e le banche centrali, che altri fattori prettamente economici.
Senza contare che gli hedge ormai soffrono anche la concorrenza degli Etp (Etf e Etc), strumenti meno cari ma che sono in grado di fornire un'esposizione su tutto, in quanto replicano sia l'andamento dei mercati finanziari sia delle commodities.
Accedi a funzionalità esclusive e migliora la tua esperienza di navigazione
Abbonati a prezzi speciali. La rivista sul tuo desk in ufficio
Scopri le categorie