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Investire nel clima: se non ora, quando?

11/12/2020 | Redazione Advisor

Il tema del cambiamento climatico si pone sempre più al centro delle varie sfide ambientali, sociali e di governance (ESG) che le aziende si trovano a vivere.


La minaccia del riscaldamento globale ci impone di rivoluzionare i nostri sistemi energetici, e in tale ambito sia i gestori patrimoniali che gli investitori hanno un grande potere, ossia quello di orientare il risparmio su investimenti rispettosi del clima. 

Con l’obiettivo di contenere il riscaldamento globale "ben al disotto dei 2° C oltre i livelli preindustriali" e al fine di "perseguire misure atte a contenere l'aumento delle temperature entro 1,5° C", nel 2015 ben 195 paesi, attraverso l'Accordo di Parigi, si sono impegnati a modificare in maniera radicale e significativa le loro politiche in materia di emissioni e di clima.

Ma quando si tratta di emissioni di COnessuno può abbassare la guardia. Come fare quindi per capire se il nostro portafoglio è sulla strada giusta?

Grazie al lavoro svolto da organizzazioni internazionali quali il CDP (già Carbon Disclosure Project), la Taskforce for Climate-Related Financial Disclosure (TCFD) e la Science-Based Target initiative (SBTi), oggi possiamo contare su un sistema trasparente per calcolare, prevedere e comunicare i dati relativi alle emissioni di carbonio delle aziende. Tuttavia i dati non sono rassicuranti. Infatti, ad oggi, tutti i principali benchmark azionari implicano aumenti delle temperature di circa 4° C o oltre, un risultato potenzialmente deleterio.

Anche l'Unione Europea si è impegnata molto su questo fronte, sia con la promozione e la creazione di strumenti come i Benchmark Climate Transition (CTB) e Paris-Aligned (PAB), indici che rendono molto più semplice la creazione di strumenti d'investimento che rispettino l'Accordo di Parigi, sia attraverso la nuova regolamentazione sui benchmark, che obbligherà di fatto le società emittenti di indici a comunicare se i principali benchmark siano o meno allineati con lo scenario di riscaldamento globale delineato dall'Accordo del 2015. È probabile che tale regolamentazione rappresenti una vera e propria svolta.

Per Lyxor ETF non è possibile infatti "decarbonizzare" i portafogli senza ridurre l'esposizione ad un possibile rimbalzo dei carburanti fossili; tuttavia, è un rischio di portafoglio che vale la pena assumersi. Accettare la sfida significa aprirsi ad opportunità concrete, ma per farlo bisogna avere lungimiranza ed una visione d'insieme. E questo, secondo l’asset manager francese, sarà l'investimento del prossimo decennio e oltre.

 

Scopri perché investire nel clima con Lyxor ETF è un’opportunità

Naturalmente, ritarare i portafogli su parametri di tale portata non è un processo semplice né immediato. Ci vorranno anni per assimilare questo tipo di competenze.

Per Lyxor ETF un approccio quantitativo, rigoroso e disciplinato è il modo migliore per utilizzare l'enorme (e crescente) quantità di dati sul clima. Ovviamente, la semplice costituzione di questi indici non basta per vincere la battaglia: è necessario che gli investitori orientino concretamente il risparmio sugli indici CTB e PAB per invertire davvero la rotta e che questo trend continui nel tempo. Ne sono un esempio le maggiori società di indici al mondo, S&P e MSCI, che hanno costruito le proprie competenze sul clima mediante acquisizioni societarie e che ora stanno cominciando ad applicarle attraverso indici climatici idonei ai fini CTB e PAB.

I gestori di ETF hanno dunque un'occasione unica per plasmare il cambiamento e rendere accessibile questo tipo di investimenti per un numero sempre maggiore di persone, praticamente a portata di click. Perché ognuno può essere protagonista in questa rivoluzione, dai più grandi asset manager a livello mondiale al singolo investitore che pianifica la propria pensione. 

 

Scopri l’approccio di Lyxor ETF agli investimenti sul Clima: visita il sito www.lyxoretf.it/clima.

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