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ETF europei, le ragioni del successo

8/11/2021

La raccolta netta mensile ha già superato il record del 2019, in un trend che sta dando prova di notevile stabilità e riesilienza. Il Money Monitor mensile di Lyxor


Il 2021 è decisamente destinato a divenire un anno da incorniciare per il mercato degli ETF europei. La raccolta netta mensile ha infatti già superato il record del 2019, avendo raggiunto quota 104,2 miliardi di euro da inizio anno. Il trend degli ultimi mesi è proseguito anche a luglio e le azioni hanno beneficiato di afflussi consistenti, mentre per quanto riguarda l’obbligazionario, i flussi hanno segnato una ripresa dopo un secondo trimestre a luci ed ombre

 

Gli ETF in Europa hanno raccolto non meno di 10 miliardi di euro al mese da inizio anno (in media 14,9 miliardi) che corrispondono a una media mensile di 6,9 miliardi di euro da inizio 2015. Lo rileva il Money Monitor mensile di Lyxor, secondo cui questo trend ha dato prova di notevole stabilità e resilienza, e che indentifica diversi fattori alla base di tale crescita.

 

In primo luogo il posizionamento tattico: Vincent Denoiseux, head of ETF research and solutions di  Lyxor, spiega che l'interesse degli investitori per gli asset rischiosi “è decisamente elevato. Gli ETF azionari hanno raccolto circa tre quarti degli afflussi complessivi negli ETF da inizio anno e rappresentano attualmente una delle esposizioni favorite dagli investitori azionari in Europa. D'altro canto, nelle esposizioni obbligazionarie i fondi comuni continuano a riscuotere grande favore, ma complessivamente da inizio anno i flussi nel reddito fisso hanno esibito un andamento contrastante”.

 

In secondo luogo è da evidenziare un vero e poprio mutamento strutturale, riguardo alla liquidità e alla generazione di alfa. Quanto alla prima, “l'opinione diffusa è che gli ETF abbiano superato a pieni voti il test di liquidità durante il ribasso del mercato avvenuto l’anno scorso. Gli investitori sono più a proprio agio che mai nel ricorrere agli ETF per riaprire esposizioni o modificare la composizione dei propri portafogli” osserva Denoiseux. Quanto invece alla generazione di alfa, “gli investitori sembrano accordare sempre più spesso le proprie preferenze agli ETF quando si trovano a dover decidere tra fondi attivi e passivi. Per esempio, da inizio anno meno del 10% dei flussi azionari statunitensi è confluito nei fondi comuni. Questo conferma la consapevolezza degli investitori che nel lungo periodo può essere difficile generare sostenibilmente alfa investendo in azioni statunitensi (per esempio nelle large cap USA)”.

 

“I fondi attivi offrono molti vantaggi” conclude Denoiseux, “ma la crescita esponenziale delle masse in gestione degli ETF azionari negli ultimi anni conferma l'importante ruolo assunto dagli ETF nei portafogli degli investitori europei”.

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