Gli asset manager che gestiscono fondi obbligazionari flessibili in grado di sovraperformare il mercato hanno maggiori possibilità di frenare i deflussi dai comparti del reddito fisso soprattutto se taglieranno i costi per gli investitori, secondo un recente studio di Cerulli Associates focalizzato sul mercato europeo dei fondi comuni.

I fondi obbligazionari flessibili (fanno parte di questa categoria i fondi uncostrained) investono in diverse tipologie di obbligazioni, con la possibilità per il gestore di concentrare il rischio su determinate classi di attivi, come ad esempio i titoli di minor qualità o i mercati emergenti. Dopo due anni sugli allori, lo scorso anno questi prodotti hanno visto un calo di popolarità anche se le altre categorie obbligazionarie sono state maggiormente colpite a causa delle performance negative. 

La maggior parte degli investitori, prosegue lo studio, ritiene che i gestori dei fondi obbligazionari flessibili abbiano maggiori capacità di affrontare una fase di rialzo dei tassi da parte della Fed e di trovare maggiori fonti di alpha per gli investitori europei (magari investendo nelle obbligazioni dei mercati emergenti), dopo che la Bce ha tagliato i tassi a zero spingendo in rendimenti dei governativi europei al tappeto e nel caso dei paesi "core" in territorio negativo.

"I fondi che hanno registrato le migliori performance in passato potranno convincere gli investitori che saranno in grado di tornare ai giorni di gloria degli anni passati e avranno maggiori chance se ridurranno i costi, magari solo in via temporanea" spiega Barbara Wall, European managing director a Cerulli Associates, aggiungendo che commissioni comprese tra l'1,4% - 1,7% per i fondi obbligazionari flessibili risultano in questo particolare momento troppo elevate rispetto all'offerta di asset manager che fanno pagare commissioni inferiori all'1% per la stessa tipologia di prodotti.