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Russell Investments lancia un fondo azionario "low carbon"

1/23/2018

Il nuovo fondo riduce l’esposizione ai rischi legati al cambiamento climatico, mantenendo al contempo i rendimenti tipici del mercato azionario globale


Russell Investments lancia un fondo azionario globale a basse emissioni di carbonio per rispondere alla crescente domanda di soluzioni di investimento responsabili in grado di supportare la gestione dei rischi legati al cambiamento climatico e la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio. Il fondo è stato progettato sulla base di una strategia d’investimento proprietaria di Russell Investments, la "decarbonizzazione", nella quale vengono presi in considerazioni fattori quali i valori e le misure delle emissioni di carbonio, l’energia sostenibile e criteri ESG (environmental, social and governance). Al contempo, la strategia riduce i tipici posizionamenti su asset class, settori e industrie che generalmente si presentano utilizzando un approccio più tradizionale di esclusione.

La strategia azionaria globale adottata dal fondo è finalizzata a ridurre l’esposizione alle emissioni di carbonio e alle riserve di combustibili fossili del 50% rispetto al suo indice di riferimento, l’MSCI World. Utilizzando un innovativo indice proprietario di green energy, il nuovo fondo assegna i pesi del portafoglio favorendo quelle società che rispecchiano i criteri ESG e quelle coinvolte nello sviluppo di energia rinnovabile. Il green energy ratio prende in considerazione le società produttrici di energia e, per ciascuna, calcola la percentuale di energia totale prodotta attraverso fonti di green energy, assegnando un punteggio in un range che va da "completamente green" a "nessuna esposizione a fonti di energia green ".

Questo green energy ratio si basa sulla produzione e si differenzia da altri prodotti esistenti, che calcolano l'impatto dell'energia rinnovabile attraverso indici basati sui ricavi. Il fondo oltre a concentrarsi sulla riduzione dell’emissione di carbonio, esclude investimenti nel settore degli armamenti cosiddetti controversi ed esclude esplicitamente sia le società minerarie sia le società energetiche, i cui ricavi derivino per più del 20% dall’utilizzo del carbone.

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