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ESG e performance: un legame sempre più stretto

3/20/2018 | Andrea Gasperini*

Cresce il numero di soluzioni "sostenibili" proposte agli investitori: ora è fondamentale una legittimazione analitica della finanza sostenibile


Oggi viviamo in un mondo in cui le informazioni ESG (Environmental, Social and Governance), e il loro impatto sulla sostenibilità stanno acquisendo sempre maggiore attenzione da parte dei mercati finanziari, portando a un interesse crescente per la finanza sostenibile da parte degli investitori istituzionali quali, ad esempio, i fondi pensione, i fondi sovrani, le compagnie di assicurazione. Su quest’ultimo fronte, la notizia che Generali (il principale investitore finanziario italiano) disinvestirà 2 miliardi di euro dalle società legate al settore del carbone ed entro il 2020 investirà 3,5 miliardi in settori “green”, rappresenta senza dubbio una conferma dell’importanza che il trend che stiamo osservando sta via via assumendo. Tuttavia, a fronte dell’ampliamento crescente di soluzioni proposte agli investitori sotto l’etichetta “ESG”, diventa fondamentale che tali criteri trovino effettiva legittimazione su base analitica.

Questa finalità ha portato AIAF – Associazione Italiana degli Analisti e Consulenti Finanziari, impegnata per sua mission a stabilire standard qualitativi di analisi finanziaria sempre più rigorosi – ad affrontare la tematica nei suoi molteplici aspetti, iniziando dalla prima lettera dell’acronimo ESG (Environment). Lo ha fatto in coerenza con il suo consueto approccio, mettendo intorno a un tavolo 39 organizzazioni, tra cui qualificati operatori finanziari, appartenenti al settore dell’industria e dei servizi, fondi pensione, fondazioni, think tank, compagnie di assicurazione, ESG index providers, Carbon economy research center e ordini religiosi, che hanno presentato le loro esperienze e descritto come stanno monitorando i rischi imputabili al cambiamento climatico, la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio e la gestione delle tematiche ESG.

Ne è derivato un corposo compendio metodologico da cui emergono alcune importanti evidenze relative alle tematiche della finanza sostenibile. Tra queste, partendo dal presupposto che esiste una forte spinta verso un effettivo potenziamento della produzione di informazioni non financial, che ha creato un nuovo scenario nell’ambito del business reporting, uno degli elementi imprescindibili è quello legato alla dimensione della materialità delle informazioni ESG, dove con “materialità” si intendono tutte quelle informazioni che devono essere comunicate per assicurare la comprensione dell’attività di impresa, del suo andamento dei suoi risultati, in relazione anche agli impatti (positivi e negativi) che sono generati dalle attività aziendali e dai suoi output/outcome.

In un approccio ESG, l’attività di reporting delle informazioni non financial acquisisce quindi un’importanza decisiva e si deve focalizzare sui temi indicati nella matrice di materialità ritenuti strategici e critici, oltre che per il proprio business anche per gli stakeholder rilevanti. Più in dettaglio, nella valutazione della materialità delle informazioni ESG, poiché non esiste un modello standard, si ritiene che le società debbano individuare un approccio che sia appropriato per la loro organizzazione facendo riferimento alle raccomandazioni di alcuni standard internazionali, tra cui i principali:

1) The International Integrated Reporting Council (IIRC), il cui framework rappresenta una recente iniziativa tra le più importanti a livello globale, che considera “materiali” gli aspetti in grado di influenzare in modo sostanziale le valutazioni dei fornitori di capitale finanziario in relazione alla capacità di un’organizzazione di creare valore nel breve, medio o lungo termine.

2) Climate Disclosure Standards Board (CDSB), che sottolinea come, da un lato, un’informazione ambientale risulta rilevante se legata a fattori che hanno un effetto positivo o negativo sulle condizioni finanziarie, sui risultati operativi e sulla capacità di eseguire la strategia di un’organizzazione e, dall’altro, se l’omissione o l’inesatta comunicazione dell’informazione stessa potrebbero influenzare le decisioni che gli utenti assumono circa l’organizzazione.

3) Global Reporting Initiative (GRI), individua come temi ed indicatori rilevanti quelli che possono ragionevolmente essere considerati importanti nel riflettere significativi impatti economici, ambientali e sociali dell’organizzazione o che influenzano sostanzialmente le valutazioni e le decisioni degli stakeholder.

4) Sustainability Accounting Standards Board (SASB), che lega la materialità di un fatto all’esistenza di una sostanziale probabilità che la comunicazione dell’omesso fatto è considerata da un ragionevole investitore tale che avrebbe modificato in modo significativo l’insieme totale di informazioni ricevute.

* Responsabile Area Sostenibilità - AIAF

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