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È finita la luna di miele tra italiani e obbligazioni. Vince il gestito

7/9/2018

I possessori di bond sono solo il 19%, mentre il 21,4% ha uno strumento di risparmio gestito. Aumentano i sottoscrittori di fondi comuni. Ecco i risultati dell'ultima indagine sul risparmio di Intesa Sanpaolo e Centro Einaudi


La luna di miele dei risparmiatori con le obbligazioni è terminata: le detiene in portafoglio il 19% degli intervistati (29% nel 2007) e, per i possessori, esse rappresentano ormai solo il 24% dell’attivo (36% nel 2015). Il dato emerge dall'ultima Indagine sul Risparmio e sulle scelte finanziarie degli italiani 2018 di Intesa Sanpaolo e Centro Einaudi. Lo studio rileva che dalle obbligazioni gli investitori intervistati sono usciti in due direzioni: la liquidità (favorita dal tasso di inflazione inferiore all’1%) e il risparmio gestito. Nell’edizione del 2018, il 21,4% del campione ha dichiarato il possesso di almeno una forma di risparmio gestito (negli ultimi 5 anni): i sottoscrittori di fondi comuni sono risultati il 10,9% (7,2% nel 2015), quelli di Etf il 7,3% (2,3% nel 2015), quelli di polizze unit linked il 2,8% (2% nel 2015).

Passando agli aspetti di finanza comportamentale, lo studio mostra che, quando il risparmiatore si trasforma in investitore, mette al primo posto l’obiettivo di non perdere neppure un centesimo di quanto ha risparmiato: per 9 risparmiatori su 10, l’avversione al rischio è assoluta e la sicurezza degli investimenti viene sempre al primo posto. La sicurezza rimane, insomma, il principale obiettivo ed è citata al primo posto da circa 3 intervistati su cinque; seguono il rendimento di breve periodo (13,6%), la liquidità (11,7%) e, per ultimo, il rendimento nel lungo periodo (6,7%). 

Quano ai motivi del risparmio, al primo posto gli italiani indicano gli imprevisti; a seguire, il futuro dei figli e la vecchiaia. La ragione che genericamente è definita "precauzionale" interessa il 43% circa dei risparmiatori "intenzionali" e appare particolarmente diffusa tra le donne, i più giovani e i più anziani. Seguono nel 2018 il futuro dei figli (21,1%), la vecchiaia (19,7%) e la casa (14%). Prima della crisi, la casa occupava la seconda posizione (26%), dopo l’incertezza (42%) e prima della vecchiaia (21%).

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