Negli ultimi tre anni le famiglie sono tornate a investire nei fondi: una quota così elevata all’interno della ricchezza complessiva non si osservava dal 2004. È quanto si legge in un recente studio di Bankitalia (Questioni di Economia e Finanza) sulla ricchezza delle famiglie italiane e il confronto internazionale. Gli analisti di Via Nazionale sottolineano che a spingere questi prodotti di risparmio sono state le banche, che "hanno favorito le sottoscrizioni, dato che la lenta dinamica del credito non impone una forte crescita della raccolta".

Non solo. L’aggregato di risparmio gestito – che include fondi comuni e strumenti assicurativi e pensionistici – ha raggiunto a fine 2017 il 35% del portafoglio delle famiglie, superando ormai da anni i valori toccati all’apice del ciclo favorevole della Borsa del 1995–2000. Lo studio ricorda, inoltre, che i fondi comuni, introdotti in Italia nel 1983, con un forte ritardo rispetto all’esperienza storica di altri paesi, pesano oggi per il 12% del totale della ricchezza finanziaria delle famiglie e che avevano raggiunto la massima incidenza sulla ricchezza (18%) alla fine della bolla del mercato azionario del 1995 -2000.

"Era poi seguita una fase di ridimensionamento, anche per un trattamento fiscale non favorevole" prosegue lo studio. Quanto agli strumenti previdenziali e assicurativi, pur essendo cresciuti a un tasso annuo medio superiore a alle due cifre tra il 1995 e il 2016, i fondi pensione hanno ancora un peso residuale nella ricchezza delle famiglie (meno del 4% alla fine del 2017), mentre le polizze assicurative del ramo vita erano pari a circa i l 16%. Un ulteriore 4% della ricchezza era rappresentata da fondi per il trattamento di fine rapporto di lavoro (TFR).