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Gli investitori sovrani lasciano l'Europa per la Cina

7/8/2019 | Daniele Riosa

Solo il 13% prevede quest’anno di incrementare le allocazioni al Vecchio Continente. Tutti i dati dell'Invesco global sovereign asset management study


Invesco ha pubblicato il settimo Invesco Global Sovereign Asset Management Study, un approfondito report annuale che analizza le attitudini all’investimento di fondi sovrani e banche centrali che quest’anno evidenzia tra gli investitori sovrani un certo disincanto nei confronti dell’Europa. Lo studio è stato condotto tramite interviste dirette tra 139 singoli investitori sovrani e responsabili di banche centrali di tutto il mondo (71 banche centrali rispetto alle 62 del 2018), rappresentativi di asset per 20,3 trilioni di dollari USA, selezionati per riflettere il crescente ruolo degli investitori sovrani.

Nelle preferenze dei fondi sovrani le obbligazioni hanno superato le azioni, diventando la principale asset class. Il 2018 è stato un anno complicato per i titoli sovrani a causa del calo complessivo dei rendimenti dovuto alla debolezza e alla volatilità dei mercati. In media, nel 2018 gli investitori sovrani hanno conseguito un rendimento del 4% a fronte di un rendimento del 9% nel 2017. Nonostante il calo dei rendimenti, i titoli sovrani hanno realizzato una buona performance visto l’andamento negativo delle azioni globali che, stando all’indice MSCI World, nel corso dell'anno hanno registrato una flessione dell’8,7%.

La maggioranza dei fondi sovrani (89%) prevede la fine del ciclo economico entro i prossimi due anni. Questo elemento, unitamente ai timori sulla volatilità e alla prospettiva di rendimenti azionari negativi, ha portato a incrementare le allocazioni alle obbligazioni e la diversificazione nelle allocazioni alle infrastrutture, al settore immobiliare e ai mercati di private equity.

L’allocazione media alle obbligazioni è salita dal 30% nel 2018 al 33% nel 2019, diventando la principale asset class. Parallelamente, l’allocazione media alle azioni è scesa dal 33% al 30%, e ha quindi sancito la fine di un trend quinquennale iniziato nel 2013 e conclusosi nel 2018 durante il quale il comparto obbligazionario ha perso importanza (dal 35% al 30%) mentre le azioni hanno registrato forti incrementi.

Le turbolenze sui mercati azionari nel 2018 hanno evidenziato i limiti delle strategie passive ponderate in base alle capitalizzazioni di mercato e di alcune strategie fattoriali meno complesse. Alcune delle strategie fattoriali più popolari, per esempio value e momentum, nel 2018 hanno sottoperformato rispetto alle attese degli investitori. Chi ha applicato alle allocazioni fattoriali l’approccio “set and forget” si è ritrovato a volte con dei rendimenti non positivi. Alla luce di tale situazione è quindi preferibile abbandonare l’approccio mono-fattoriale a favore di posizioni multi-fattoriali in grado di adattarsi meglio alle condizioni evolutive dei mercati.

Ottimismo degli investitori sovrani riguardo alla Cina

Dal 2017 l’attrattività della Cina per gli investitori sovrani è cresciuta molto di più rispetto a quella delle altre regioni. Circa l’82% degli investitori sovrani ha citato le tensioni commerciali tra i fattori che hanno avuto un’influenza sulle decisioni di asset allocation, eppure l'attrattività della Cina quale destinazione d’investimento nei prossimi tre anni ha registrato un punteggio di 6,1 su 10, in netto aumento rispetto a un rating di 5,2 nel 2017.

Anche se lo studio è stato condotto in un periodo caratterizzato da una costante retorica sulla guerra commerciale, le persone intervistate hanno dichiarato che l’impegno della Cina a migliorare la tutela della proprietà intellettuale rappresenta per loro un motivo di ottimismo riguardo a una possibile risoluzione delle tensioni.

Lo studio rivela che le dinamiche competitive della Cina, uniche nel loro genere, attirano gli investitori sovrani in cerca di una maggiore diversificazione, con le azioni che rimangono l'asset class preferita. Circa il 90% dei fondi sovrani con un'esposizione alla Cina deteneva azioni cinesi, a riprova del fatto che le misure intraprese dal governo per aprire il mercato agli investitori stranieri stanno dando i loro frutti. Le allocazioni alle obbligazioni probabilmente aumenteranno grazie all’inclusione della Cina nella maggior parte degli indici obbligazionari e alle iniziative, come Bond Connect, che offriranno agli investitori stranieri l'accesso al mercato obbligazionario locale.

La trasparenza rimane un ostacolo significativo per i fondi sovrani che intendono incrementare le allocazioni alla Cina, mentre per quelli che non sono esposti al Paese del Dragone, i principali impedimenti sono rappresentati dalle restrizioni agli investimenti e dal rischio valutario (Figura 2). Per gli investitori l’Europa non è economicamente attraente Il rallentamento della crescita congiunturale, unitamente alla percezione di un crescente rischio politico, ha contribuito al calo dell'attrattività percepita delle principali economie europee.

La Brexit sta ora influenzando le decisioni di asset allocation del 64% degli investitori sovrani. Per contro, la politica interna dell’Europa continentale, ritenuta sempre più incerta alla luce dell'ascesa dei movimenti populisti in importanti economie europee come quella tedesca e italiana, sta incidendo sulle decisioni di asset allocation per il 46%.

Di conseguenza l’Europa è caduta in disgrazia, e quasi un investitore sovrano su tre ha diminuito le proprie allocazioni nel 2018 e un numero analogo intende procedere nello stesso modo nel 2019. Solo il 13% degli investitori sovrani prevede quest’anno di incrementare le allocazioni all’Europa rispetto al 40% che aumenterà le allocazioni all’Asia e al 36% che aumenterà le allocazioni ai mercati emergenti.

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