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PIR, sempre più motore di crescita per le PMI italiane

4/28/2023

Secondo l’Osservatorio di Assogestioni il mercato vale oggi circa 18,4 miliardi di euro, e l’incidenza degli investimenti in PIR ordinari sul flottante degli indici di Borsa si attesta al 9% per EGM e small cap


I Piani individuali di risparmio si stanno rivelando sempre più motore di crescita per le piccole e medie imprese italiane. Secondo l’aggiornamento semestrale dell’Osservatorio PIR curato dall’Ufficio Studi di Assogestioni, complessivamente tra PIR ordinari e alternativi questo mercato vale oggi circa 18,4 miliardi euro, ed evidenzia l’interesse degli attori del risparmio gestito sia verso le aziende di dimensioni medio-piccole che verso l’universo del non quotato.

 

A conferma di questa lettura, lo studio mette in evidenza l’incidenza degli investimenti dei PIR ordinari sul flottante degli indici di borsa, che si attesta al 9% per il segmento Euronext Growth Milan e le small cap e al 10% per le mid cap, contro l’1,4% del FTSE MIB.

 

Inoltre, sempre secondo il report di Assogestioni i PIR ordinari hanno nettamente superato i livelli minimi di investimento previsti per le società a minore capitalizzazione: sebbene la normativa stabilisca che, sul 70% del portafoglio investito in emittenti italiani, debba essere investito al di fuori del FTSE MIB almeno il 25% e ad esclusione sia del FTSE MIB che del FTSE Italia MId Cap almeno il 5%, i PIR attualmente hanno ampiamente superato entrambe queste soglie, rispettivamente al 52% e al 17%, quindi più del doppio e del triplo richiesto.

 

Lo spaccato dei dati fornisce dettagli anche sulle classi di fatturato e sul numero dei dipendenti delle aziende quotate messe nel mirino dei PIR ordinari: il 48% degli investimenti effettuati sull’EGM riguarda società con un fatturato fino a 50 milioni di euro e il 40% ha meno di 250 dipendenti, a segnalare ancora una volta la piccola-media  dimensione delle aziende target. Un altro elemento interessante riguarda lo spaccato settoriale, che sottolinea come oltre il 35% delle aziende dell’EGM su cui investono i PIR ordinari appartenga al comparto tecnologico.

 

L’orientamento appare analogo anche per i PIR alternativi, un mercato ancora piuttosto contenuto, che ad oggi vale 1,4 miliardi di euro di attivi. La composizione del portafoglio attualmente investito risulta molto favorevole verso le aziende non quotate, che pesano per l’82% del totale. Il 9% è diretto all’EGM, il 6% in small cap e il 3% in mid cap. In particolare, il 24% del non quotato riguarda aziende con un fatturato inferiore ai 50 milioni di euro e il restante 76% aziende con un fatturato tra i 50 e i 250 milioni. Anche il 47% delle società dell’EGM incluse negli investimenti dei PIR alternativi fattura meno di 50 milioni di euro.

 

“Ora che il mercato dei PIR si può dire maturo, ciò che osserviamo è che questi strumenti stanno effettivamente offrendo supporto alle piccole e medie imprese italiane, ponendosi come fonte vitale di sviluppo e crescita per questo segmento così caratterizzante del tessuto imprenditoriale italiano”, commenta Alessandro Rota, direttore Ufficio Studi, Assogestioni.

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