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I Paperoni italiani fanno scuola: via dai fondi tutti sul mattone

7/23/2012 | Massimo Morici

E' quanto emerge dal rapporto sull'industria private di McKinsey & Co's. Resistono solo le banche dei paesi offshore europei, grazie ai recenti accordi fiscali tra la Svizzera, Austria, Germania e Regno Unito


In periodi di turbolenze sui mercati finanziari spesso si cerca un rifugio su asset tangibili. Un trend che continua a caratterizzare gli investimenti dei Paperoni di casa nostra, da sempre più propensi a mettere denaro sul real estate piuttosto che negli strumenti del risparmio gestito. E che ora però sembra aver contagiato anche i clienti più danarosi oltre confine.

E' quanto emerge dall'ultimo rapporto annuale sull’industria di McKinsey & Co,s, anticipato da FTfm, che indica un ritorno di flussi in entrata nei Paesi offshore europei, nonostante la battaglia contro i paradisi fiscali in sede europea negli scorsi anni, grazie anche ai più recenti accordi fiscali tra la Svizzera e paesi quali la Germania, l’Austria gli USA e il Regno Unito. Stando al rapporto, infatti,  nel 2011 le banche private offshore hanno registrato un aumento dei flussi in entrata dell’1%, che seppur modesto rappresenta un segno positivo dopo tre anni di deflussi, portando la performance delle banche private di Lussemburgo, Liechtenstein e Svizzera agli stessi livelli delle banche onshore.

Globalmente, l’industria private ha visto lo scorso anno calare il patrimonio in gestione ancora a livelli molto al di sotto della crisi, anche a causa dello spostamento degli investimenti verso asset tangibili come l'immobiliare. In dettaglio, gli asset in gestione dalle banche private sono calati dell’1% nel Nord America, del 3% in Europa e del 7% in Asia.

In calo anche i profitti che in Europa si attestano a 24 punti base degli asset, decisamente al di sotto dei 34 – 37 punti base del 2007, anno precedente la crisi, e in Asia, dove sono crollati a 11 punti base, giù di 14 punti del 2010 e di 35 punti del 2007. I margini invece resistono in Nord America, dove sono aumentati da 25 punti base dello scorso anno a 28 punti, grazie a una strategia che ha portato gli istituti a concentrarsi sulla clientela più ricca e sulla vendita di prodotti strutturati e fondi hedge.

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