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Real estate, il futuro è sempre più sostenibile

11/27/2020 | Daniele Riosa

Griffon (DPAM ): “La maggior parte delle società del settore ha operato notevoli miglioramenti in termini di trasparenza e rendicontazione extra-finanziaria, innescando un circolo virtuoso”


Storicamente, le strategie immobiliari (real-estate RE) e quelle d’investimento sostenibile e responsabile (SRI) non sembravano avere molto in comune. Ma come ricorda Florent Griffon, responsible investment specialist di DPAM, “più di recente, a fronte di una crescente pressione normativa e frequenti richieste di informazioni da parte degli investitori, la maggior parte delle società di RE ha operato notevoli miglioramenti in termini di trasparenza e rendicontazione extra-finanziaria, innescando un circolo virtuoso che ne agevola l’analisi da parte delle agenzie di rating ESG rendendo di conseguenza più attrattive, agli occhi dei gestori, strategie immobiliari sostenibili”.

“Negli ultimi quindici anni – prosegue l’esperto - le società immobiliari hanno dovuto adeguarsi al forte impulso normativo che impone un sempre maggiore efficientamento energetico degli edifici. Questo trend positivo va primariamente a beneficio dell’ambiente: oggi, infatti, disponiamo di dati che possono essere utilizzati per definire indicatori ESG chiave (KPI) per confrontare aziende simili, analizzando ad esempio l'efficienza energetica dei beni in suo possesso, il loro livello di consumo di acqua o di gestione dei rifiuti. Man mano che la disponibilità degli indicatori ambientali migliora, gli investitori responsabili sono facilitati nell’identificare opportunità sostenibili, e quindi investire nelle aziende meglio posizionate per un futuro a basse emissioni di carbonio”.

A livello di governance, “in molte società di RE, il fondatore rimane un azionista importante, spesso alla guida dell'azienda. In tale contesto, un investitore responsabile dovrebbe prestare particolare attenzione alla tutela degli azionisti di minoranza o alle politiche di remunerazione per poter prevenire potenziali rischi legali riducendo la volatilità indesiderata del portafoglio. Dal punto di vista sociale invece, aspetti come la soddisfazione dei clienti, i rapporti con le autorità locali o la gestione del capitale umano sono elementi che le società immobiliari dovranno tenere in considerazione per avere successo nel lungo periodo”.

"L’evoluzione a ritmo forzato del settore RE – sottolinea il gestore - è inoltre un’opportunità per le aziende immobiliari più avanzate nel percorso verso la transizione energetica. I ritardatari al contrario, rischiano di conoscere un forte deterioramento del valore dei loro beni, in quanto le future normative potrebbero semplicemente proibire l'affitto di edifici poco efficienti dal punto di vista energetico. Nel Regno Unito, ad esempio, a partire dall'aprile 2030, tutti gli edifici ad uso uffici in locazione dovranno ottenere un certificato di prestazione energetica. Nello scenario più conservativo, fino al 50% dell'attuale disponibilità di uffici ne risentirebbe e solo per mantenerli sul mercato sarebbe necessario un investimento stimato a circa 2,8 miliardi di euro in efficientamento energetico”.

“I criteri ESG, quindi, sono destinati a diventare chiave. Le aziende che meglio hanno anticipato queste tendenze di sostenibilità saranno le vincitrici di domani e costituiscono le opportunità di investimento di oggi”, conclude Griffon.

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