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Il private equity in Italia vola e raggiunge un nuovo record

7/3/2019 | Daniele Riosa

Nel 2018 il valore aggregato degli investimenti è stato di 17,6 miliardi di euro per un numero totale di 149 operazioni


“Un anno storico per il private equity”. Così Gianni Martoglia, equity partner dello studio Gatti Pavesi Bianchi, definisce il 2018. Trend che si conferma anche quest’anno visto che, rivela Martoglia, “i deal già realizzati sono settanta di cui due oltre il miliardo di euro”. Nello specifico, nel 2018, il valore aggregato degli investimenti è stato di 17,6 miliardi di euro per un numero totale di 149 operazioni, come evidenziato nel report pubblicato dallo studio legale Gatti Pavesi Bianchi (GPB) in collaborazione con Unquote.

L’alto valore raggiunto è dovuto in particolare a una serie di ‘megadeals’, inclusi i quattro buyout realizzati tra l’inizio del 2018 e il primo trimestre del 2019, tra i quali spicca l’acquisizione da 3,03 miliardi di euro dell’azienda farmaceutica Recordati da parte di CVC Capital Partners. Un altro fattore determinante nell’incremento delle operazioni è rappresentato dal passaggio generazionale innescato dall’uscita di scena dei capostipiti delle grandi famiglie imprenditoriali che dopo la guerra hanno trasformato le loro aziende in vere e proprie dinastie commerciali.

Martoglia sottolinea come “il cambiamento demografico all'interno delle imprese familiari in Italia ha creato la necessità non solo di una nuova leadership, ma anche di investitori che possano aiutarle a proteggere i loro lasciti e a navigare nella globalizzazione e nella digitalizzazione. La globalizzazione consente ai capi famiglia di diversificare le loro partecipazioni anche fuori dall'Italia come copertura in un periodo meno favorevole alle imprese nella politica del paese. In questo senso, gli operatori di PE hanno dimostrato di essere partner ideali per soddisfare questi requisiti".

La sfide future? Le incertezze economiche e politiche che affliggono gli investitori italiani. Tuttavia, questa incertezza ha anche creato uno spazio per gli operatori di PE per imporsi come sponsor e fornitori di capitale, dal momento che la pressione sulle banche ha spinto le imprese a cercare altrove i loro partner finanziari.

Nel dettaglio il report specifica che:

• La forza del settore industriale e di quello dei beni di consumo in Italia è cresciuta lo scorso anno, con la manifattura che ha registrato il più alto valore percentuale delle operazioni (33%) e i beni di consumo il volume più alto (32%).
• L'attività PE nel settore dei beni e servizi in Italia sembra destinata a rimanere impattante quest'anno, con molte PMI a conduzione familiare che continueranno a produrre prodotti di fama internazionale.
• Le società italiane sono valutate in media un multiplo di 10.2x riconosciuto in sede di entrata dell’investimento dagli acquirenti, secondo la Banca d'Investimenti Baird; con i prezzi elevati che guidano le strategie che portano le aziende a uscire e cristallizzare il valore.

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