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Private equity, raccolta raddoppiata grazie alle assicurazioni

10/5/2020 | Daniele Riosa

Nel primo semestre 2020 flussi in entrata per 960 milioni: +121% rispetto ai primi sei mesi del 2019. Rallentano però gli investimenti


Il Private equity si espande nonostante il Covid-19. Anna Gervasoni, direttore generale di AIFI, ha presentato i dati sul mercato italiano del private equity e venture capital del primo semestre 2020. I risultati dell’analisi condotta da AIFI, in collaborazione con PwC Deals mostrano che la prima parte dell’anno ha registrato una raccolta complessiva (sul mercato e captive, cioè proveniente dalla casa madre) pari a 960 milioni di euro, in aumento del 121% rispetto al primo semestre del 2019. Gli operatori che hanno effettuato un closing nel periodo sono stati 14.

Le fonti principali della raccolta sono state: assicurazioni, 43% (soprattutto grazie ad Ania), fondi pensione e casse di previdenza, 18%, e settore pubblico e fondi istituzionali, 16%. A livello geografico, il 94% dei capitali è provenuto da investitori domestici, mentre con riferimento al target di investimento, si prevede di investire il 40% dei capitali in infrastrutture.

“Il primo semestre dell’anno, colpito dall’emergenza Covid-19, non ha inficiato l’attività dei fondi di private equity che segna crescite importanti nella raccolta e un rallentamento negli investimenti dovuto allo slittamento di alcune operazioni”, afferma Innocenzo Cipolletta presidente AIFI. “Il closing di tali deal importanti sono stati realizzati subito dopo l’estate quindi ci aspettiamo una chiusura d’anno all’insegna della positività”.

L’ammontare investito è stato pari a 1,9 miliardi di euro, in calo del 25% rispetto ai 2,5 miliardi del primo semestre 2019, mentre il numero di operazioni si è attestato a 125, anch’esso in diminuzione del 25%. Nel dettaglio, il segmento dell’early stage (investimenti in imprese nella prima fase di ciclo di vita, seed, startup, later stage) è diminuito del 31% in ammontare (71 milioni di euro) e aumentato dell’11% per numero di operazioni, 80. Il buyout (acquisizioni di quote di maggioranza o totalitarie) ha registrato un aumento del 2% per ammontare, 1,6 miliardi, grazie anche al contributo di 2 operazioni di dimensioni significative, e una diminuzione del 61% per numero, pari a 23. L’expansion (investimenti di minoranza in aumento di capitale finalizzati alla crescita dell’azienda) ha attratto 31 milioni di euro, -89%, mentre il numero di operazioni è diminuito del 33% a 14. Per quanto riguarda le infrastrutture, gli investimenti sono stati pari a 177 milioni di euro, -57% rispetto al primo semestre 2019, distribuite su 7 operazioni. 

“Nonostante il lockdown, coinciso con il secondo trimestre del 2020, abbia rallentato l’operatività, il private equity non si è mai fermato” - ha commentato Francesco Giordano, Partner di PwC Deals – “Da Luglio si è notato un notevole rialzo dell’attività sia Italia sia in Europa con una buona pipeline di operazioni che speriamo possano concludersi positivamente nei prossimi mesi”.

Sempre lato investimenti, dal punto di vista delle dimensioni delle imprese, prevalgono ancora una volta le aziende con meno di 50 milioni di fatturato, che rappresentano l’89% del numero totale (77% nel primo semestre del 2019). Per quanto concerne la distribuzione settoriale, in termini di numero di operazioni, nel comparto ICT sono stati realizzati 37 deal (30% del totale), nel medicale 21 (17%), nel settore dei beni e servizi industriali 16 (13%).Nella distribuzione geografica delle 113 operazioni realizzate nel primo semestre in Italia, il 58% sono state fatte al Nord, 66, in calo rispetto alle 121 dello stesso periodo dell’anno precedente; stabile il numero degli investimenti nel Centro, 25 (22%) rispetto alle 24 dello scorso anno nel medesimo periodo. Aumenta il numero operazioni al Sud che totalizza 22 deal, il 20%, del totale in Italia rispetto alle 11 operazioni del primo semestre 2019.

Per quanto concerne i disinvestimenti, nel corso del primo semestre del 2020 ne sono stati realizzati 30, un numero che segna una diminuzione del 55% rispetto al primo semestre 2019, quando erano 66. L’ammontare disinvestito, calcolato al costo storico di acquisto, si è attestato a 395 milioni di euro, contro gli 886 milioni del primo semestre del 2019 (-55%). Nella distribuzione dei disinvestimenti per tipologia, nel primo semestre ha prevalso la vendita a soggetti industriali, 12, pari al 40% del numero totale, mentre nell’ammontare ha prevalso la vendita ad un altro operatore di private equity con il 71% del totale pari a 280 milioni di euro.

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