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Private capital motore della transizione ecologica e digitale

4/11/2022 | Daniele Riosa

Innocenzo Cipolletta (AIFI) chiede l’istituzione di “un fondo di fondi dedicato che faccia da volano per permettere a un numero maggiore di operatori di intervenire sull’economia reale”


“La transizione energetica, ecologica e digitale è fondamentale per superare gli eventi che si sono manifestati e si manifesteranno in futuro. Se siamo strutturati meglio, avremo la possibilitĂ  di sopravvivere e svilupparci e per farlo abbiamo bisogno della finanza che sta prendendo sempre piĂą le sembianze del private capital”. Così Innocenzo Cipolletta, presidente di AIFI, ha introdotto il convegno annuale dell'associazione tenutosi presso la sede di Assolombarda e con il contributo di KPMG, nel quale si è parlato di come il private capital stia spingendo su digitalizzazione e transizione ecologica.

L’ex presidente di Confindustria ricorda come “il private equity negli ultimi dodici anni, a livello mondiale, abbia triplicato la sua espansione, diventando il fenomeno delle finanza di questo secolo”. Inoltre, “la cosiddetta finanza alternativa, adattandosi sempre più ai principi sostenibili, sta contribuendo a creare un mondo migliore”. Venendo ai dati relativi all’Italia, il presidente di AIFI sottolinea come “ci sia stata una crescita del private capital in tutti i comparti: private equity, venture capital e private debt hanno realizzato, nel 2021 record di raccolta e operazioni. Un ruolo fondamentale lo ha giocato Cassa depositi e prestiti che ha fatto da motore per gli investimenti in innovazione e crescita”.

Guardando al futuro, Cipolletta chiede l’istituzione di “un fondo di fondi dedicato che faccia da volano per permettere a un numero maggiore di operatori di intervenire sull’economia reale e recuperare il terreno perso rispetto agli altri Paesi europei, oltre a misure per allargare la platea di investitori. Il provvedimento del Mef sull’abbassamento della soglia per gli investimenti in Fia è un tassello importante in questa direzione perchè permetterà l’accesso ai fondi alternativi riservati a una platea di privati molto più ampia”.

Passando ai numeri, i dati presentati da AIFI mostrano innanzitutto che in Italia la finanza alternativa sta cambiando sia nella struttura sia negli investimenti. Nello specifico, nel 2021, gli investimenti complessivi ammontano a16,9 miliardi di euro in quasi 1.000 operazioni: il private debt ha investito 2.214 milioni di euro su 275 operazioni, un record assoluto. Private equity e venture capital, hanno impegnato 7.028 milioni di euro su 609 operazioni, il private debt ha investito 2.214 milioni di euro su 275 operazioni, mentre gli investimenti in infrastrutture, 7.671 milioni di euro su 45 operazioni, dati che mostrano così quanto sia evidente il ruolo strategico che il private capital sta assumendo per il nostro Paese.

Guardano al solo segmento del private equity e venture capital, l’Italia a livello europeo è cresciuta con 4,4 miliardi di euro raccolti dagli operatori domestici, superando la Spagna che si ferma a 2,6 miliardi di euro, ma restando inferiore ai livelli raggiunti da Germania (4,8 miliardi) e soprattutto Francia (24,5 miliardi). L’Italia, a livello europeo, è cresciuta con 4,4 miliardi di euro raccolti, superando la Spagna che si ferma a 2,6 miliardi di euro. Gli investitori domestici sono 123 e cresce il peso di quelli internazionali che nel 2021 sono stati 48, un numero maggiore di quelli presenti sul mercato tedesco (43) o spagnolo (35). Segno di una importante attrazione di capitali esteri nel nostro Paese, che nel complesso, sui vari comparti del private capital, hanno raggiunto oltre 13 miliardi di volumi. Attivi invece a livello di numero di deal sono come sempre gli operatori domestici, che quest’anno hanno superato le 600 operazioni.

Complessivamente ci sono 1.700 società nel portafoglio del private equity e venture capital, di cui oltre il 30% in Lombardia, che spicca come prima Regione per maggior ammontare investito e numero di operazioni realizzate. Non solo: a livello europeo è la quinta regione subito dopo Ile de France, Berlino, Londra e Madrid, con 3 miliardi di euro investiti nel 2021, 8,8 se si includono anche le infrastrutture.

Il comparto delle infrastrutture nel 2021 la fa da padrone: se analizziamo la crescita degli investimenti, vediamo come il comparto infrastrutture è cresciuto enormemente rispetto ai 1.322 milioni di euro su 20 operazioni realizzati nel 2020, classificandosi al primo posto in termini di ammontare, pari al 52% del totale investito nel corso dello scorso anno, con volumi pari a 7,7 miliardi di euro (con una crescita significativa rispetto agli 1,3 miliardi dell’anno precedente), cifra importante se raffrontata con gli 8,9 miliardi del mercato francese. Sono . Sono 6 i large e mega deal. Quasi 7 miliardi sono stati investiti nei comparti dell’ICT e dell’energia e ambiente. realizzati con dea che sono passati dai 20 del 2020 ai 45 del 2021. Di questi, il 36% si è focalizzato in energia e ambiente e l’84% dell’ammontare, in investimenti focalizzati sull’ICT.

Nel dettaglio dei numeri si può notare come private equity e venture capital hanno dato entrambe un contributo molto importante alla transizione ecologica e digitale. Nel 2021 il private equity ha realizzato 24 operazioni in digitalizzazione e 39 in transizione ecologica mentre il venture capital ha chiuso ben 53 deal in digitalizzazione e 22 in transizione ecologica. Cambia anche il profilo degli operatori: mentre nel venture capital sono soprattutto gli operatori domestici, con il 79%, a investire nel 2021 in tali comparti, nel private equity si osserva una maggior presenza degli operatori internazionali, con un peso del 64%.

Anna Gervasoni, direttore generale AIFI, sottolinea che “le operazioni in infrastrutture in Italia hanno avuto un ruolo significativo sul mercato del private capital nel nostro Paese; i fondi di private equity e venture capital sono stati a fianco delle imprese, anche quelle operanti nei mercati tradizionali, per accompagnarle nella trasformazione digitale ed ecologica. Abbiamo così dato un impulso significato all’innovazione e alla crescita dell’economia nazionale; serve un continuo impegno da parte dei fondi italiani a fianco dei capitali pubblici, verso nuove forme di public-private partnership. Le operazioni in infrastrutture in Italia hanno fatto crescere il private equity soprattutto grazie a operatori internazionali che ritengono strategico investire nel nostro Paese permettendone una maggiore interconnessione a vantaggio delle imprese e delle loro attività”.

“Transizione ecologica e digitale - conclude Gervasoni - spingono l’innovazione e la crescita della nostra economia. Serve però un maggior impegno da parte di fondi italiani che operino in questo settore, moltiplicando così le opportunità di investimento e crescita”.

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