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AIFI, i soci continuano a crescere: sono 344

6/21/2022 | Redazione Private

Durante il consiglio direttivo dell'associazione è stato presentato uno studio sugli IRR di KPMG Corporate Finance da cui emerge che i private equity in uscita difendono i rendimenti: nel 2021 toccato il 19,2%


Il Consiglio Direttivo AIFI si è riunito per ascoltare la relazione annuale del presidente e i risultati dello studio sugli IRR realizzata da KPMG Corporate Finance. L’associazione, nel discorso del presidente Innocenzo Cipolletta, continua a crescere sia per numero di iscritti, passati dai 325 iscritti del 2021 ai 344 del 2022, (periodo in considerazione, 12 mesi partendo da luglio) +5,8%, sia per le attività realizzate.

Importante è rilevare che tale crescita è avvenuta anche in anni difficili come questi che stiamo vivendo perchè è proprio in questi periodi che il private capital assolve a compiti rilevanti, come quello di venire in soccorso alle imprese che hanno affrontato difficoltà produttive e che devono avviare importanti processi di adeguamento alle nuove tecnologie e alle nuove condizioni di mercato. Il private capital ha quindi dimostrato, ancora una volta, di svolgere una funzione essenziale per il sistema economico, provvedendo a sostenere i processi di trasformazione della nostra economia.

Lato IRR, KPMG Corporate Finance ogni anno, in collaborazione con AIFI, realizza un’analisi sulle performance del mercato italiano del private equity e venture capital, calcolando il ritorno degli investimenti effettuati dagli operatori italiani in termini di IRR (internal rate of return) lordo del mercato. Complessivamente, i dati relativi ai rendimenti nel 2021, calcolati utilizzando un campione di 77 operatori (numero in crescita rispetto all’anno precedente, quando erano 69), mostrano risultati positivi. Nel dettaglio, il rendimento complessivo lordo “from inception”, vale a dire dei disinvestimenti effettuati nel corso dell’anno, indipendentemente dal periodo in cui è stato fatto l’investimento iniziale, si è attestato al 19,2%.

Tale valore risulta più basso rispetto al 2020, quando si era registrato uno dei valori più alti di sempre (32,1%), grazie soprattutto ad alcune transazioni di dimensioni significative, caratterizzate da ottimi ritorni, ma in linea con il 2019 (21,3%).

Da sottolineare che i risultati del 2021 risentono della presenza di un ridotto numero di disinvestimenti di grandi dimensioni, storicamente caratterizzati da elevati rendimenti, mentre è cresciuto il peso delle operazioni di piccole e medie dimensioni. In particolare, l’analisi storica per classe di fatturato evidenzia che, fatta esclusione per il 2020, il 2021 si è rilevato un anno con numerosi disinvestimenti di medie imprese con un rendimento al di sopra della media storica.

Per quanto riguarda, infine, l’IRR lordo “by horizon”, ovvero i ritorni relativi alle partecipazioni acquisite in un determinato orizzonte temporale, indipendentemente dal fatto che siano state dismesse o risultino ancora in portafoglio, va sottolineato che le performance relative a 3 e 5 anni si sono attestate rispettivamente a 12,7% e 11,0%, mentre il rendimento a 10 anni, statisticamente più rilevante, è risultato pari al 16,1%, in lieve crescita rispetto all’anno precedente (15,0%).

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