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Private debt, rallentano raccolta e investimenti

10/17/2022 | Daniele Riosa

Innocenzo Cipolletta, presidente AIFI: “I risultati del primo semestre risentono delle crisi in corso dovute al perdurare della guerra, all’innalzamento dei costi energetici e dei tassi di interesse”


Il private debt italiano rallenta nel primo semestre del 2022. E’ la fotografia emersa dai dati presentati da AIFI in collaborazione con Deloitte. La metodologia utilizzata nella raccolta dei dati è uniformata a quella per il settore del private equity, che è in linea con quella internazionale. I dati si riferiscono all’attività degli operatori attivi nel segmento del private debt, escluse le piattaforme di digital lending e le banche.

I dati del primo semestre indicano un andamento riflessivo del mercato del private debt presumibilmente influenzato dal peggiorare della congiuntura a causa della guerra in Ucraina accompagnata dalla crisi energetica e dall’orientamento restrittivo delle politiche monetarie seguite dalle principali banche centrali.

Raccolta

Nel primo semestre del 2022 la raccolta totale (di mercato e captive) si è attestata a 440 milioni di euro, in calo del 24% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, quando era stata pari a 576 milioni, la cifra più alta mai raggiunta nel mercato. Guardando ai periodi precedenti, il valore raccolto risulta invece raddoppiato rispetto ai 219 e 178 milioni rispettivamente raccolti nel primo semestre 2020 e 2019. La prima fonte della raccolta di mercato sono stati i fondi di fondi istituzionali e le agenzie governative (42%), seguiti da fondi pensione e casse di previdenza (18%). Guardando alla provenienza geografica, la componente domestica ha rappresentato il 96% della raccolta totale.

Investimenti

Nella prima parte dell’anno sono stati investiti 531 milioni di euro, in calo del 29% rispetto ai 746 milioni del primo semestre del 2021. Il numero di sottoscrizioni è stato pari a 102 (-18%), distribuite su 49 società (-31%). Escludendo dall’analisi le operazioni (per società oggetto di investimento) di ammontare superiore ai 100 milioni di euro, non presenti nella prima parte del 2022, i dati relativi all’ammontare risultano in crescita del 13% rispetto al primo semestre 2021 (471 milioni) e dell’84% rispetto allo stesso periodo del 2020 (289 milioni). Tali informazioni evidenziano anche come, sebbene non ci siano state operazioni di dimensioni particolarmente rilevanti, vi sia stata una crescita dell’ammontare medio investito nelle singole operazioni.

I soggetti domestici hanno realizzato il 62% del numero di operazioni, mentre il 70% dell’ammontare è stato investito da operatori internazionali. Il 51% delle operazioni sono state sottoscrizioni di obbligazioni, il 43% finanziamenti e il restante 6% strumenti ibridi. Il 74% delle operazioni ha come obiettivo lo sviluppo delle società, il 21% la realizzazione di operazioni di buy out e il 5% il rifinanziamento del debito. Per quanto riguarda le caratteristiche degli strumenti, la durata media è di 6 anni, mentre il tasso d’interesse medio è stato pari al 5,2%.

Complessivamente, a livello geografico, la prima regione resta la Lombardia, con il 23% del numero di operazioni, seguita dal Veneto con il 14%. Con riferimento alle attività delle aziende target, al primo posto con il 18% degli investimenti troviamo il settore dei beni e servizi industriali, seguito dal medicale, con il 16%. A livello di dimensione delle aziende target, coerentemente con la crescita dell’ammontare medio investito, il 42% degli investimenti ha riguardato imprese con meno di 250 addetti (56% nel primo semestre 2021).

“I risultati di questo primo semestre risentono delle crisi in corso dovute al perdurare della guerra, all’innalzamento dei costi energetici e dei tassi di interesse” dichiara Innocenzo Cipolletta, presidente AIFI, “La contrazione della raccolta comporterà una riduzione delle risorse da destinare al supporto delle iniziative di crescita imprenditoriale”.

Rimborsi

Nel primo semestre del 2022, le società che hanno effettuato rimborsi sono state 84 (134 nello stesso periodo dell’anno precedente, -37%), per un ammontare pari a 101 milioni di euro (-50% rispetto ai 204 della prima parte del 2021). L’81% del numero di rimborsi ha seguito il piano di ammortamento.

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