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State Street GA: ESG come fonte di alpha

3/19/2018 | Greta Bisello

Dall'ultima ricerca "Harnessing ESG as an Alpha Source in Active Quantitative Equities" emerge lo spostamento di interesse da asset tangibili a intangibili e come questi siano più sensibili a criteri socialmente sostenibili


Negli ultimi 50 anni la composizione del valore delle aziende si è nettamente spostata da asset tangibili e intangibili. In particolar modo il valore di alcune attività intangibili  risulta più sensibile ai temi ESG.

Questo è quanto emerge dall'ultimo report pubblicato da State Street Global Advisors, dal titolo  "Harnessing ESG as an Alpha Source in Active Quantitative Equities"(Sfruttare i fattori ESG quale fonte di alfa nelle strategie azionarie quantitative attive). Si analizzano i criteri ESG (environmental, social and governance) come fonte di alpha, oltre a studiare come questi possano essere utilizzati per misurare la qualità nel processo di valutazione delle azioni.

In particolare è dimostrato che il valore di alcune attività intangibili può essere più sensibile ai temi ESG (environmental, social and governance), il che aumenta l’importanza dell’integrazione dei criteri ESG nel processo decisionale di investimento. L’interesse per i fattori ESG è già in ascesa grazie ad un cambiamento del contesto economico, caratterizzato dal fatto che i maggiori rischi globali che persone, istituzioni ed economie dovranno affrontare nei prossimi 10 anni saranno rappresentati da minacce al di fuori delle categorie puramente finanziarie, che vanno dal cambiamento climatico alla cultura aziendale.

 

Inoltre il paper afferma che è diventato fondamentale rivalutare le strategie di investimento, attualmente basate sulla determinazione del valore di asset fisici e valori contabili, in modo da riflettere la crescente importanza dei fattori intangibili e non tradizionali che influenzano il valore, proprio come gli ESG.

 

“In passato una società “di successo” aveva bisogno di una solida base finanziaria e di eccellenza operativa. Guardando al futuro, invece, riteniamo che le società con maggior valore e più sostenibili debbano anche essere efficienti nell’applicazione dei principi ESG”, ha affermato Danilo Verdecanna, country manager di State Street Global Advisors per l’Italia.

 

Guardiamo ai dati della ricerca: la maggior parte delle istituzioni (80%) ha adottato una componente ESG nelle proprie strategie di investimento e oltre due terzi (68%) del campione ha affermato che l’integrazione dei criteri ESG ha significativamente migliorato i ricavi. 

 

“A livello globale, gli investitori e i gestori staanno cercando di capire come catturare il potenziale della performance degli ESG. A questo scopo, il nostro team Active Quantitative Equity ha sviluppato una “mappa della materialità”, proprio al fine di incorporare un fattore ESG che possa contribuire a valutare tutte le azioni del nostro universo investibile”, ha aggiunto Verdecanna.

 

Dal report si evince che società con un punteggio ESG basso hanno una maggiore probabilità di essere coinvolte in uno scandalo o in un illecito. Se da un lato questo tipo di problemi può avere un impatto diretto sulla valutazione del titolo, dall’altro i costi opportunità potrebbero essere più elevati del previsto, perché il management è più impegnato a risolvere i problemi piuttosto che a concentrarsi sulle prospettive di crescita a lungo termine della società.

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