Saira Malik, cio di Nuveen: “Le società di private equity...
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26/05/2020
Il private debt cresce nonostante il Coronavirus
di Daniele Riosa
Highlights- Ji-Eun Kim (Schroders): “I pochi deal che sono stati completati e la crescita dei potenziali investimenti mostrano segnali promettenti”

“L’attuale crisi è probabilmente il primo vero banco di prova per il debito privato”. Come spiega Ji-Eun Kim, head of private asset manager solutions di Schroders, “questo segmento è infatti nato dalle ceneri della crisi finanziaria globale, evolvendosi poi in una delle asset class più ampie e in rapida crescita nell’universo dei mercati privati. Per questo ci aspettiamo che la storia ricorderà il Covid-19 come un punto di demarcazione per il debito privato: un test che sta mettendo alla prova le condizioni favorevoli emerse di recente per i debitori”.
“Anche la costruzione del portafoglio – prosegue l’esperta - avrà un’importanza sempre maggiore, dato che i fondi di private debt con esposizione relativamente alta sulle spese discrezionali dei consumatori o sui settori ciclici probabilmente subiranno un impatto maggiore rispetto ai fondi più diversificati che investono ampiamente anche sui settori difensivi. Finora non abbiamo visto bruschi aumenti nei tassi di default né delle perdite. Il debito privato, com’è tipico di tutte le asset class illiquide, non ha mercati secondari dove è possibile trovare dati più chiari sui prezzi. Potrebbe quindi volerci del tempo prima che l’impatto sulle valutazioni diventi evidente. Tuttavia, i gestori di fondi di private debt si sono già messi all’opera, prima che i segnali di debolezza siano riflessi nei report degli investitori".
Tra gli elementi che distinguono il private debt dalle altre fonti di capitale di debito “vi sono la flessibilità e l’orizzonte di lungo termine. In periodi complessi, le negoziazioni possono portare ad accordi di breve termine – compresi i differimenti del pagamento degli interessi o le deroghe ai patti – che sono in grado di fornire ai debitori il tempo necessario per affrontare le sfide di breve termine e di generare ulteriori ricavi dalle commissioni per i finanziatori. D’altra parte, anche le società già detenute in portafoglio possono diventare fonti di opportunità di investimento attraenti in fasi di liquidità limitata. Fornire ulteriori finanziamenti in modo selettivo ai debitori che devono far fronte a flussi di cassa inferiori può mettere i creditori diretti in una posizione molto solida. Come regola, questi prestiti addizionali dovrebbero essere erogati ai debitori con cui i manager hanno già molta familiarità. I ritorni derivanti da questi prestiti possono generare rendimenti relativamente attraenti, con commissioni più elevate. In ogni caso deve essere esercitata la massima disciplina, lavorando con società che stanno affrontando problemi di liquidità sul breve termine, ma che dovrebbero emergere dalla crisi con una resilienza di lungo periodo”.
“La crisi da Covid-19 – continua l’economista - ha innescato un numero di programmi di assistenza finanziaria governativa senza precedenti. Le banche oggi si trovano anche in una posizione finanziaria e normativa migliore rispetto alla crisi finanziaria globale. Nonostante questi sviluppi, riteniamo che la crisi amplierà il raggio d’azione del private debt grazie alla sua flessibilità e alla sua capacità di lavorare a stretto contatto con i soci azionisti. Il coronavirus ha già bloccato gran parte delle attività di M&A, la principale fonte delle transazioni di direct lending. I segmenti delle infrastrutture e della logistica sono stati impattati dalle politiche di distanziamento sociale e di contenimento. In altre parole, è difficile portare avanti l’attività quando non si può stare nello stesso luogo. Nonostante ciò, i pochi deal che sono stati completati e la crescita dei potenziali investimenti mostrano segnali promettenti per il private debt”.
Le banche “stanno dimostrando una bassa propensione al rischio, data la mancanza di visibilità, ritirandosi dalla sottoscrizione di nuovi investimenti. Di conseguenza, i gestori di private debt sono ora contattati anche da debitori più grandi e di migliore qualità creditizia che, prima dell'attuale crisi, avevano opzioni di finanziamento alternative nelle banche. Le condizioni per i prestatori sono molto più favorevoli rispetto all’inizio del 2020 (spread più ampi, commissioni, termini contrattuali). Dato che tempistiche e forma della ripresa sono ancora incerti, la ricerca di nuovi investimenti deve tuttavia essere molto scrupolosa, focalizzandosi su settori difensivi come healthcare, farmaceutica e IT. Alla luce di queste dinamiche, ci aspettiamo anche una concentrazione relativamente elevata di opportunità di finanziamento di alta qualità con minori livelli di leva. I gestori nel segmento del debito privato che possono contare su un team di esperti, e sulla possibilità di impiegare risorse e finanziamenti in modo flessibile, saranno nella posizione migliore per trarre vantaggio da questi nuovi sviluppi del mercato”.
“Nelle nostre previsioni per il 2020 avevamo evidenziato l’importanza di selezionare con cura i propri partner nel segmento del private debt. Il successo nella gestione di un portafoglio che include anche società con problemi di liquidità e la capacità di ottenere rendimenti nell’attuale contesto richiede sia esperienza che flessibilità. Lavorare con gestori in grado di gestire il rischio e di capitalizzare le incertezze è fondamentale per riuscire a navigare nelle acque inesplorate della crisi da Covid-19”, conclude Ji-Eun Kim.
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