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Fondi alternativi europei, toccato il tetto dei 2mila miliardi

9/14/2020 | Redazione Private

Il Regno Unito è il mercato più ampio, con masse gestite pari a 1.180 miliardi di euro, seguito dalla Francia (242 miliardi di euro)


Preqin è lieta di annunciare il lancio del rapporto “2020 Alternative Assets in Europe”, realizzato in collaborazione con Amundi, il leader europeo del risparmio gestito, per il terzo anno consecutivo.  Il report - il più ampio studio del suo genere – prende in esame come l'industria si sia sviluppata nei principali mercati europei e quali fattori ne guideranno l'attività nei prossimi mesi e negli anni a venire.

I punti chiave:
• Le masse gestite dei fondi alternativi europei hanno raggiunto per la prima volta i 2.000 miliardi di euro a fine 2019, in crescita rispetto ai 1.790 miliardi di euro a fine 2018 e ai 1.390 miliardi di euro a fine 2015.
• Il Regno Unito è il mercato più ampio, con masse gestite pari a 1.180 miliardi di euro, seguito dalla Francia (242 miliardi di euro); dall’inizio dell’anno la Germania ha superato per la prima volta il Regno Unito come mercato dei capitali privati più attivo per valore totale delle operazioni.
• Il COVID-19 ha frenato l'attività in tutto il continente, ma l'industria rimane robusta e vivace, e ci sono indicazioni che l'attività possa riprendersi con l'attenuazione delle restrizioni. Crescita dell’industria europea degli investimenti alternativi Il rapporto rileva che i fund manager di asset alternativi basati in Europa gestivano 2.000 miliardi di euro di masse a dicembre 2019, con i settori del private equity (795 miliardi di euro) e degli hedge fund (609 miliardi di euro) che rappresentavano la maggior parte.

La crescita dell'industria europea degli investimenti alternativi è stata straordinaria, con un incremento di oltre 200 miliardi di euro in soli 12 mesi. Infatti, le masse gestite sono cresciute del 44% tra dicembre 2015 e dicembre 2019, e l'Europa rappresenta attualmente il 21% dell'industria globale. Tutto ciò costituisce un universo che coinvolge oltre 6.900 società di gestione e che ha alle spalle quasi 3.000 investitori istituzionali in Europa.

L’impatto del COVID-19

Come avvenuto nel ben più ampio panorama finanziario, la pandemia del COVID-19 ha scosso anche l'industria degli investimenti alternativi in Europa, con un impatto diretto da inizio anno sulla raccolta di capitali e la chiusura di deal.

Ma mentre l'attività non è ai livelli record che abbiamo visto negli ultimi anni, i fondi continuano a raccogliere capitali e i manager stanno investendo quanto raccolto, in quanto l'appetito degli investitori rimane forte. Gli asset alternativi sono visti come strumento di diversificazione del portafoglio e fattore di attenuazione della volatilità, e nel complesso come fonte di interessanti rendimenti corretti per il rischio in un mondo di tassi di interesse costantemente bassi e di titoli azionari volatili. Nonostante il contesto di disruption, il 2020 è stato dunque un altro anno vivace per l'industria degli investimenti alternativi in Europa.

Mega acquisizioni come la vendita per 17 miliardi di euro della Thyssenkrupp Elevator AG hanno spinto il valore totale delle operazioni di buyout in tutta l’area a più di 42 miliardi di euro nel primo semestre, mentre l'investimento in capitale di rischio si è avvicinato ai 13 miliardi di euro. I fondi di private debt in Europa hanno realizzato un’accelerazione nella raccolta di capitali, pari a 21 miliardi di euro nella prima metà dell'anno, grazie agli investitori che cercano di trarre vantaggio da potenziali investimenti anticiclici.

La raccolta di capitali da parte dei fondi di private equity è stata trainata da un aumento delle transazioni nel mercato secondario, con Ardian e Lexington Partners tra le aziende che hanno chiuso la fase di raccolta di mega fondi nel settore. Il real estate e le infrastrutture hanno visto un calo più marcato dei deal realizzati. Le operazioni PERE in Europa si sono attestate a soli 22 miliardi di euro nel primo semestre 2020, rispetto agli 82 miliardi del 2019 e ai 120 miliardi del 2018. Anche i deal nelle infrastrutture sono scesi da 170 miliardi di euro nel 2018 a 40 miliardi di euro nella prima metà del 2020. I fund manager riferiscono che le sfide logistiche causate dalla pandemia COVID-19 hanno reso la due diligence e la generazione di deal molto più impegnative. Ma anche in questo caso, l'attività di raccolta di capitali è stata sostenuta. Ciò suggerisce che l'attività potrebbe riprendersi in relazione alla revoca delle misure di distanziamento sociale in Europa.

Spiccano la Francia e la Germania

Il panorama dell’industria europea degli investimenti alternativi è complesso e dinamico quanto i paesi al suo interno. Anche se il Regno Unito domina con più della metà di tutti gli asset in Europa, vediamo altri paesi come la Francia e la Germania acquisire sempre più peso. La Francia è il mercato di asset alternativi più ampio in Europa continentale e nel primo semestre 2020 ci sono state alcune situazioni positive. La creazione di Vauban Infra Fibre per 4,3 miliardi di euro ha portato gli investimenti infrastrutturali complessivi nel paese nel primo semestre 2020 a 6,5 miliardi di euro, superando il totale del 2019. E la Francia è stata ancora una volta il mercato del private debt più attivo d'Europa nella chiusura di deal, registrando 1,3 miliardi di euro in operazioni nel primo semestre 2020, rispetto ai 700 milioni di euro di tutto il 2019.

La Germania, parallelamente, è stato uno dei mercati di capitali privati più attivi d'Europa: ha visto realizzarsi 34 miliardi di euro di operazioni nel primo semestre 2020, eclissando anche i 31 miliardi di euro del Regno Unito. Il private equity e le infrastrutture in particolare hanno generato la maggior parte delle attività, con un valore complessivo delle operazioni concluse nel 2020 destinato a superare quello del 2019, nonostante il COVID-19.

“L'Europa deve affrontare sfide significative nel ristrutturare, riformare e far crescere le sue economie", ha dichiarato Mark O'Hare, ceo di Preqin. "La buona notizia è che gli asset alternativi possono svolgere un ruolo prezioso nel contribuire a sbloccare il potenziale del continente. L'Europa ha un'industria dinamica e di successo, completamente attrezzata e pronta a soddisfare le mutevoli esigenze di tutti gli stakeholder. Progetti impegnativi come questo rapporto intendono far luce sugli sviluppi in questi settori chiave e siamo onorati di collaborare con leader dell’industria come Amundi per realizzare uno studio così completo e approfondito”.

“È incoraggiante riscontrare che nonostante le importanti sfide legate alla pandemia Covid-19, l'allocazione di capitali nelle asset class alternative continua a crescere con slancio", ha aggiunto Dominique Carrel-Billiard, global head of real & alternative assets di Amundi.  "I nostri investitori mostrano una crescente propensione per il private equity, il private debt, il real estate e le infrastrutture, sia attraverso fondi sia attraverso soluzioni alternative multi-manager. Riteniamo che la crisi creerà una serie di opportunità nell’ambito degli asset alternativi in relazione alla ripresa dell’economia e gli investitori europei seguono attentamente questa dinamica. Consideriamo la nostra partnership con Preqin nella realizzazione di uno studio così importante come un’opportunità per svolgere un ruolo cruciale nell’apportare maggiore trasparenza e informazione sui mercati privati europei in un momento in cui la crescita di questo settore non mostra alcun segno di rallentamento”.

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