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Investimenti illiquidi, da nicchia a strumenti necessari

2/3/2021 | Daniele Riosa

Ramenghi (UBS WM Italy): “Possono generare ritorni superiori ai mercati quotati e, conseguentemente, la relativa allocazione è cresciuta nel tempo”


Nell’ultimo decennio il ruolo degli investimenti illiquidi è andato via via crescendo. Matteo Ramenghi, Chief Investment Officer UBS WM Italy, rileva che “se fino a qualche anno fa erano sostanzialmente una nicchia, oggi vengono considerati strumenti necessari per aumentare i rendimenti e cogliere opportunità non disponibili sui mercati quotati”.

Il gestore cita il Wealth Global Family Office Report 2020, che comprende un’analisi delle asset allocation di 121 family office, che “evidenzia come il peso di questi investimenti sia notevolmente aumentato superando il 15% del totale, addirittura il 30% se si include l’immobiliare. In seguito alle politiche monetarie ultra espansive implementate dal 2009 in poi, le aspettative di rendimento per quasi tutte le tipologie di asset class, in particolare le obbligazioni, sono infatti diminuite, rendendo il compito dei gestori più complesso. Gli investimenti illiquidi come il private equity, le infrastrutture, il credito e gli immobili aiutano ad alleviare queste difficoltà”.

“A parità di tipologia – prosegue il manager - tali investimenti possono difatti generare ritorni superiori ai mercati quotati e, conseguentemente, la relativa allocazione è cresciuta nel tempo. I maggiori rendimenti degli investimenti illiquidi sono strettamente connessi ai rischi insiti in questo tipo di investimenti: la difficoltà (talvolta impossibilità) di uscire prima della scadenza, la leva finanziaria che può essere molto elevata, la forte concentrazione su poche società e la minore trasparenza rispetto ai mercati quotati. Inoltre, si tratta di operazioni nelle quali il gestore è coinvolto nei processi decisionali dell’azienda; non si limita quindi a scegliere un titolo sul quale investire ma, acquisendo una quota importante, può influire direttamente sulla gestione dell’asset determinando cambiamenti strategici e operativi”.

“Da un punto di vista di gestione del portafoglio – continua l’analista - vi è l’opportunità di incrementarne la diversificazione includendo quote o crediti nei confronti di società di minori dimensioni o in fasi particolari del ciclo di vita aziendale (start-up o ristrutturazione), infrastrutture che consentono di avere rendimenti non correlati al ciclo economico o immobili”. 

“Inserire una quota di investimenti illiquidi in un portafoglio diversificato – conclude Ramenghi - può accrescere i rendimenti attesi, ottimizzare il profilo di rischio e ampliare il raggio di azione. L’illiquidità, d’altra parte, richiede di poter far fronte a qualsiasi esigenza senza smobilizzare il capitale investito per molti anni. Si tratta insomma di investimenti che possono dare un buon contributo come componente satellite di un portafoglio diversificato”.

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