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Private credit, i 4 fattori che favoriranno la crescita

5/28/2021 | Redazione Private

Downer di MV Credit (affiliata di Natixis IM) analizza il boom di un settore che è passato da investimento di nicchia a componente consolidata di un portafoglio consolidato


All’interno di un portafoglio diversificato, il private credit è passato da investimento di nicchia a componente consolidata, con asset che sono passati da 100 miliardi di dollari nel 2000 a 800 miliardi di dollari nel 2020. Una crescita destinata a proseguire, considerata la continua ricerca di rendimento. Nicole Downer, partner di MV Credit (affiliata di Natixis Investment Managers), crede che i fattori che favoriranno questa crescita siano principalmente quattro. Vediamoli.

1. “L’aspettativa di un contesto di bassi tassi di interesse per un periodo prolungato. I fondi di private credit hanno attratto flussi significativi a partire dalla crisi finanziaria globale del 2008. Prima le banche di investimento erano i tipici prestatori di capitali nell’ambito del mid-market, ma poi la situazione è evoluta. A causa di una maggiore regolamentazione e all’introduzione di Basilea III, le banche si sono ritirate da questo mercato, nello stesso momento in cui gli investitori avvertivano la necessità di rendimenti più elevati e di diversificare i portafogli con asset class alternative. Rispetto all'high yield (un'asset class spesso confrontata con i prestiti senior), i leveraged loan hanno costantemente fornito rendimenti aggiustati per il rischio più elevati, grazie alla loro bassa volatilità e ai flussi di rendimento stabili. La forza di questa asset class rispetto ad altre opportunità di investimento è dimostrata dal fatto che le obbligazioni high yield, inoltre, hanno tipicamente tassi di insolvenza più elevati e tassi di recupero più bassi rispetto ai leveraged loan. Per esempio, tra il 1983 e il 2019, i prestiti a leva hanno avuto un tasso di recupero del 66% contro il 55% delle obbligazioni high yield. Quando si verifica un'insolvenza, i detentori di prestiti in genere recuperano più soldi rispetto ai detentori di obbligazioni”.

2. “Le insidie del distressed credit durante la crisi. Gli investitori alla ricerca di opportunità interessanti per approfittare di questo momento del ciclo potrebbero considerare strategie opportunistiche come il distressed credit. Crediamo però che nell’attuale contesto queste strategie presentino dei limiti. Anche senza considerare le significative questioni ESG relative ai gestori distressed credit (che possono essere visti come conflittuali nei confronti degli stakeholder piuttosto che funzionali alle loro esigenze, e potenzialmente in grado di aggiungere sfide alle società debitrici in un periodo di stress), vi possono essere altri fattori che influenzano negativamente la loro performance. Dopo l'ultima crisi, gli sponsor di private equity hanno limitato i trasferimenti ai fondi distressed, limitando così il loro raggio d’azione, anche in un periodo potenzialmente favorevole come una crisi. Gli investitori in distressed potrebbero poi investire in settori più ciclici, come l'hospitality, le vendite al dettaglio e quello automobilistico, colpiti duramente dalla pandemia. Crediamo però che la recessione dovuta al Covid-19 possano cambiare drasticamente i modelli di business delle società di questi settori, potenzialmente a lungo termine. Questo rende gli investimenti in asset distressed non confrontabili con le tradizionali strategie di private credit nel complesso e, nello specifico, sul fronte del rendimento aggiustato per il rischio. 

3 “Un momento favorevole. Di norma, dopo una crisi il ciclo del credito entra in un periodo di ripresa e recupero. A seguito della crisi finanziaria globale, la domanda di nuovi crediti tra i gestori di private credit è cresciuta e ci aspettiamo un andamento simile andamento anche dopo la pandemia. Nel 2008 il private credit ha ottenuto rendimenti elevati, grazie anche al miglioramento del contesto economico che ha sostenuto le performance. Sebbene questi dati si riferiscano a fondi di private credit globali, riteniamo che anche i fondi europei avrebbero seguito un trend simile. Crediamo anche che gli investimenti effettuati tra il 2020 e il 2021 daranno ritorni elevati, in un contesto altrettanto favorevole. Nonostante la recessione presenti sfide per i gestori in private credit, ci si aspetta che i nuovi investimenti generino rendimenti più elevati, con condizioni di prestito più favorevoli e in crediti che saranno riesaminati in un ambiente economico ‘post-Covid’. Uscendo dalla crisi, ci aspettiamo un buon contesto per crediti più forti, quando invece i portafogli che investono in industrie cicliche saranno in difficoltà e con gli asset in industrie più cicliche che probabilmente avranno problemi nel trovare finanziamenti”.

4. “L’importanza dei fattori ESG. Considerata la situazione di mercato, ci aspettiamo che le società di private credit saranno in grado di lavorare con i loro sponsor di private equity per creare un approccio più sostenibile agli investimenti. Il private market è in una posizione unica per supportare il cambiamento e continuare a spingere per l'ESG. Nel corso del 2020, abbiamo investito in un prestito legato ai criteri ESG per una società chiamata Kersia. Con sede in Francia, Kersia è il terzo operatore globale specializzato nella formulazione, produzione e vendita di soluzioni di biosicurezza per l'industria alimentare. La linea di credito senior secured di Kersia include un meccanismo di bonus/malus sul margine applicabile legato al raggiungimento dei KPI ESG. Questi includono la quota di prodotti verdi venduti dalla società, il riciclaggio degli imballaggi e la quota di dipendenti a cui è data la possibilità di diventare azionisti del gruppo. Include anche il requisito di fornire un certificato KPI di sostenibilità che sarà valutato da un revisore di sostenibilità. Ci aspettiamo di vedere sul mercato un sempre maggior numero di finanziamento di questo genere”.

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