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Consob: aumentano le donne nei cda, ma le a.d. sono solo il 2%

5/30/2022 | Redazione Advisor

È quanto emerge dal rapporto dell’Autorità sulla corporate governance, delle società quotate italiane


A fine 2021 il 41% degli incarichi di amministrazione nelle società quotate era esercitato da una donna, dato che rappresenta il massimo storico osservato sul mercato italiano. Ma nei board a fine 2021 si conferma limitato il numero delle donne amministratore delegato (16 società, rappresentative di poco più del 2% del valore totale di mercato) o presidente dell'organo amministrativo (30 emittenti, 20,7% della capitalizzazione complessiva). È quanto emerge dal Rapporto Consob sulla corporate governance, delle società quotate italiane, giunto alla decima edizione e presentato questa mattina in un convegno organizzato da Consob, il Comitato Italiano per la Corporate Governance e Assonime

Come si legge su Teleborsa, nel rapporto viene evidenziato che l'elevata presenza delle donne nei cda delle quotate avviene anche per effetto dell'applicazione delle normative sulle quote di genere. All'interno dei consigli d'amministrazione per le donne prevale il ruolo di consigliere indipendente (tre casi su quattro). Nel 30% dei casi le donne sono titolari di più di un incarico di amministrazione (interlockers), circostanza che si verifica con maggior frequenza rispetto agli uomini. Il dato mostra comunque una flessione rispetto all'anno precedente e al massimo raggiunto nel 2019 (34,9% di donne interlockers).

A fine 2021, la maggior parte degli emittenti ha applicato la quota di genere dei due quinti: in particolare, si contano 131 società, nel cui organo amministrativo siedono in media 4 donne che rappresentano quasi il 44% del board. I membri degli organi di amministrazione delle società quotate italiane a fine 2020 hanno un'età media di circa 57 anni e sono stranieri nel 5,5% dei casi; sono inoltre quasi sempre laureati (89% dei casi) e con un profilo prevalentemente manageriale (66%). I membri degli organi di controllo hanno in media 56 anni e sono raramente stranieri; sono inoltre laureati nel 96% dei casi e con un profilo riferibile a quello del professionista/consulente in circa l'85% dei casi.

La concentrazione proprietaria delle società quotate italiane, si legge sempre su Teleborsa, è lievemente calata nel tempo, come emerge dal dato relativo alla quota del primo azionista passata in media dal 48,7% nel 1998 al 47,6% nel 2020. In linea con gli anni precedenti, le famiglie continuano a essere i principali azionisti di riferimento, controllando il 64% delle imprese quotate, mentre lo Stato e gli altri enti locali rappresentano l'azionista di riferimento in circa una società su dieci.

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