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06/12/2022
CheckSig, a novembre record di bitcoin in custodia
di Redazione AdvisorPrivate
Highlights- Il ceo Ferdinando Ametrano: “La fintech è nata per rispondere alle lacune del settore cripto, fortemente sbilanciato verso il trading, ma poco attento alle esigenze degli investitori, soprattutto quelli private”

CheckSig, fintech italiana nata nel 2019 per rendere semplice e sicuro l’accesso agli investimenti in cripto a clientela Private e Istituzionali, archivia con novembre un mese record, che conferma e rafforza la crescita continua registrata nel corso del 2022. Nonostante l’attuale contesto di mercato, infatti, CheckSig ha raggiunto in novembre il record di depositi del 2022. Un mese critico per il mondo delle piattaforme di trading cripto è stato, invece, il secondo miglior mese di sempre per la fintech italiana nel suo ruolo di custodian.
Nel 2022 la crescita è stata continua, mese dopo mese, sia in termini di numero di clienti che di masse in custodia. Negli ultimi 12 mesi i Bitcoin che CheckSig custodisce per i propri clienti privati sono aumentati del 68%. Tale percentuale sale a +90% se si considera anche l’ammontare di Ether e stablecoins custodito dalla fintech. Inoltre, nello stesso periodo i clienti privati di CheckSig (che appartengono al segmento Private e HNWI) sono raddoppiati arrivando a 180, tutti supportati da un servizio di assistenza personalizzata. Numeri che evidenziano come il mercato abbia premiato il modello di business della società - nata nel 2019 e operativa nel canale B2C da fine 2020 - che la rende un unicum nel suo genere. CheckSig è stata infatti la prima società cripto al mondo a dare prova di riserva pubblica, accessibile a tutti ed è a tutt’oggi l’unico custodian. Inoltre, è l’unica realtà cripto in Italia ad avere coperture assicurative per la custodia degli asset investiti (SATEC, Gruppo Generali) ed audit esterno ed indipendente sui controlli di sistema e processi organizzativi (Deloitte).
Ferdinando Ametrano (in foto), Cofondatore e CEO di CheckSig docente all’Università Milano-Bicocca e ad ESSEC Parigi, esperto di bitcoin e blockchain, con alle spalle una lunga esperienza nel mondo bancario, ha dichiarato: “Sicurezza: è questa la parola chiave. La cercano gli investitori in cripto da sempre, a maggior ragione oggi, alla luce delle ultime notizie che hanno scosso l’universo cripto. Ed è la percepita mancanza di sicurezza a tenere lontani oltre un terzo dei potenziali investitori istituzionali, secondo uno studio di Fidelity. La sicurezza è al centro del modello di business di CheckSig, in grado di offrire un servizio di custodia trasparente e affidabile che risolve anche i rischi dell’autocustodia, troppo spesso una brace in cui si cade scappando dalla padella di borse di scambio poco affidabili.
L’autocustodia, infatti, comporta tre rischi: primo l’imperizia tecnica nella conservazione delle chiavi o dei dispositivi hardware che consentono il controllo delle proprie criptovalute; secondo, la sottrazione delle chiavi di accesso; terzo, il rischio di perdita delle medesime nel passaggio generazionale”. ll protocollo di custodia Bitcoin di CheckSig offre un livello di sicurezza superiore a quello di qualsiasi wallet sul mercato, assicurato e attestato da audit indipendente. Prevede due stadi di custodia disconnessi da Internet, tre distinti livelli autorizzativi tutti a firma multipla (per un totale di undici chiavi), diverse entità legali coinvolte e sistemi di blocco temporizzati. Il protocollo di CheckSig offre massima visibilità sui fondi: chiunque può verificare la giacenza totale del caveau di CheckSig e tutte le movimentazioni in entrata e in uscita, attraverso la Prova di Riserva. Inoltre, l’apertura della cassaforte CheckSig può avvenire solo con l’autorizzazione di soggetti indipendenti che verificano importo e destinazione di ogni prelievo.
“CheckSig – continua Ametrano – è nata per rispondere alle lacune del settore cripto, fortemente sbilanciato verso il trading, ma poco attento alle esigenze degli investitori, soprattutto quelli privati, attratti dalle grandi opportunità, ma magari meno consapevoli dei rischi. La scelta di mettere a disposizione di ciascun cliente un gestore personalizzato, come anche quella di essere selettivi nell’accogliere gli investitori private (l’investimento minimo deve essere di 20.000 euro) sono un aggravio per la crescita dell’azienda. Ma, come imprenditori, puntiamo più alla solidità del servizio e alla unicità del modello di business che alla crescita impetuosa”.
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